Chrysler Group, le vendite di settembre negli Stati Uniti sono cresciute dell’1%, 42esimo aumento di fila, +9% nei primi nove mesi dell’anno. Ma tutto è a posto e niente è in ordine. Sono vendite che potrebbero far venire un po’ di mal di testa a Sergio Marchionne, che ha già i suoi problemi nella scalata al gruppo americano per il braccio di ferro con Veba sul valore delle azioni in mano al fondo sindacale. Vediamo perché, spulciando i dati di Automotive News che fornisce le vendite marchio per marchio. Senza contare che settembre è stato primo mese negativo per il mercato dell’auto statunitense dopo due anni. E che l’economia del paese è in questi giorni in black out per colpa dell’estremismo repubblicano, con 800.000 dipendenti federali senza stipendio.

1) Nei nove mesi, il marchio Chrysler perde il 2% rispetto al 2012. Considerando che il marchio è sparito in Europa (Regno unito escluso), non è un buon segno.

2) Nei nove mesi, il marchio Jeep perde il 3%. Eppure è il brand-bandiera del gruppo, evidentemente i ritardi della presentazione del nuovo Cherokee a causa di diversi guai si fanno sentire più del dovuto. Sempre che sia solo questo il problema.

3) Nei nove mesi, il marchio Fiat – cioè la 500 – fa zero. 32.72 unità nel 2013 e nel 2012, uno zero così perfetto che suona male. Eppure la gamma è stata estesa con la 500L.

4) Nei nove mesi, arrivano finalmente i nostri della grande famiglia Dodge/ Dodge Ram/Ram (Truck). Quella che per Marchionne fa numeri veri e soldi a palate in particolare con il pick up Dodge Ram (“nei conti, venderne uno è come vendere almeno 20 Fiat Panda”, mi diceva tempo fa con toni immaginifici un dirigente del gruppo).  Dodge fa +18%, Dodge Ram +20%, Ram +23.

Insomma, se negli Usa non ci fosse una robusta crescita delle vendite di pick up (per altro, stessa cosa vale per il dato di settembre di Ford, positivo, e di Gm, negativo), come andrebbe per i conti di Chrysler Group? O lo chiamiamo Ram Group?

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