Alan Mulally da Ford a Microsoft? Meglio di no. Anche se ci sono sia un motivo urgente per andarsene da Detroit entro il primo trimestre del 2014, sia un altro buon motivo perché non metta piede a Microsoft. Tornando in quel di Seattle dove ha passato buona parte della sua vita professionale, alla Boeing fino al 2006. Anno in cui sbarca alla Ford, dopo aver perduto il treno per diventare il numero uno del colosso dell’aviazione.

Il motivo perché Mulally lasci subito Ford (passo comunque annunciato entro il 2014) è banale. Di più, alla Ford non può fare. I risultati del terzo trimestre resi noti la settimana scorsa lo incoronano re con vista sul mondo a partire da Wall Street. E il 2013 potrebbe finire ancora meglio, nonostante il bagno di sangue in Europa.

La azioni della Ford sono ai massimi da 52 settimane, +12,5% in un anno. Secondo Bloomberg, Ford ha oggi una capitalizzazione di borsa di circa 76 miliardi di dollari, come nel maggio del 1999 quando il mondo dell’auto (e non solo) era però un altro. E ancora: diciassettesimo trimestre consecutivo di profitti, +12% di vendite a livello globale. Un titolo darling a Wall Street, dove si ritiene che Mulally abbia trasformato in sette anni e in maniera definitiva la Ford da azienda americana in un competitor globale. Bravo a essersi rifinanziato dalle banche prima della grande crisi del 2008 e del credit crunch, evitando la bancarotta pilotata all’ovale blu, come è accaduto alla Gm e alla Chrysler salvate dai soldi dei contribuenti.

Ma tutto questo, a mio parere,  non basta a fare del sessantottenne Mulally l’uomo giusto per Microsoft. Il colosso di Redmond, Seattle, ha chiuso anch’esso un trimestre superiore alle attese degli analisti, con un +17% di utili (5,24 miliardi di dollari) e più ricavi (18,53 miliardi), soprattutto nel trimestre della ristrutturazione interna e dell’acquisizione della telefonia di Nokia. Ma non è il momento migliore della storia di Redmond: oggi Microsoft e Nokia sono più l’unione di due debolezze che la forza di due ex numeri uno mondiali nei rispettivi settori.

Mulally resta essenzialmente un uomo di finanza e Microsoft, per sfidare Samsung e Apple, ha bisogno piuttosto di creatività che di uomini svelti nei rapporti con le banche. Certamente essere un darling a Wall Street conta, ma l’IT è un settore dove perdere tempo a studiare o sbagliare non è permesso, basta guardare che fine hanno fatto BlackBerry o RIM, la stessa Nokia o Motorola.

Su questo sito  si vota per il prossimo ceo di Microsoft. Ebbene, Mulally viene soltanto al ventunesimo posto della classifica, all’undicesimo c’è Stephen Elop ceo di Nokia e apparentemente gran favorito nella corsa (dunque non sbaglio a pensare al debole che aiuta il debole…). Nei primi tre posti ci sono ben altri nomi, il quarto è – guardate un po’ – Bill Gates. Ma meglio sognare un po’ che fare clic su Mulally.

 

Commenti
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