“Her”, l’ultimo film di Spike Jonze, parla anche al mondo dell’automobile. L’ho visto in anteprima l’altra sera al Festival internazionale del film di Roma grazie a un cortese invito della Mazda, tra gli sponsor dell’evento (tanto per giocare subito a carte scoperte). “Her ” esce il 20 novembre ed è un film malinconinco quanto assolutamente da vedere. Per chi vuole su YouTube c’è il trailer. Parla di noi, della nostra vita prossima o forse di quella in cui siamo già dentro fino al collo, molto o troppo dipendente dalle nuove tecnologie. Come potrebbe essere domani anche per l’auto.
“Her” è un sistema operativo, una intelligenza artificiale e una voce dal pc di cui il protagonista si innamora. Non dico di più perché odio chi racconta le trame dei film, aggiungo solo che lui campa scrivendo lettere d’amore, familiari, etc dettandole a un pc e stampando una versione che sembra scritta a mano. Ricorda “L”Ecrivain public” dello scrittore di origine marocchinoa Tahar Ben Jelloun, un modo di vivere ai tempi di un diffuso analfabetismo. Chissà che il digitale spinto non crei un analfabetismo di ritorno.
Il digitale in auto, come ne abbiamo parlato anche qui su Carblogger.it, è una nuova frontiera di cui si vedono sempre meglio i contorni. La missione è connettere la quattro ruote al mondo esterno, fino a quello che sembra per ora il fine più immaginabile: l’auto che si guida da sola. “Her” , letteralmente “lei” ma volendo anche “sua”, diventerà “nostra”? Ci innamoreremo di un’auto che ci aiuta a risolvere problemi e che non chiede quasi nulla in cambio, grazie a una tecnologia più sofisticata che non c’entra niente con valori classici come guidare con piacere, sentirsi autonomi, vivere la mobilità (valori sentiti al rovescio da molti, va detto, intrappolati senza nessun piacere in un mezzo che limita la mobilità)?
Per me, “Her” suona come un monito, anche per l’auto. Vedete il film e ne riparliamo. Comunque, personalmente non faccio testo. Non uso nemmeno il navigatore satellitare perché preferisco seguire le immagini della mia memoria, l’intuito e i punti cardinali. Ma questa è un’altra storia.