L’altro giorno provavo una Infiniti Q50: la chiave della berlina giapponese conosceva già tutte le mie abitudini. Ha spostato il sedile, regolato l’assetto, la spaziatura tra i rapporti del cambio automatico e la pesantezza dello sterzo come piace a me. Questo però non è nulla.
Oggi l’auto conosce tutto di te: come guidi, quanto guidi, dove sei e dove sei stato. Le Case automobilistiche sono in grado di raccogliere tutti questi dati. E non solo. Lo ha ammesso nelle settimane scorse Jim Farley, a capo di vendite e marketing di Ford, scatenando grandi polemiche: “Conosciamo informazioni su milioni di nostri clienti”. I dati non sarebbero, secondo Farley, comunicati ad altri soggetti, a meno di una espressa dichiarazione (usare il dispositivo è già una implicita accettazione delle condizioni?) da parte dei possessori dell’auto. Ma li hanno.
La conferma arriva dalle auto elettriche. Tutte le Case conoscono le abitudini di guida dei loro possessori: quanti km percorrono in un giorno, quante ricariche sono effettuate durante il giorno, la loro durata, quanto si spinge con l’acceleratore, quanto il condizionatore è acceso … La stessa Ford, secondo quanto riportato dal Detroit News, lo avrebbe ammesso di nuovo pubblicamente: la Casa americana registrerebbe alcuni dati delle auto elettriche e ibride plug-in vendute mantenendole in archivio per 90 giorni. La scusa in questi casi banale: per migliorare il prodotto. Cosa non si fa per il proprio cliente. Non fa eccezione Tesla: conosce tutte le abitudini dei clienti della Model S e ogni test drive per la stampa è rendicontato a fine prova. In alcuni casi queste informazioni sono raccolte e inviate in tempo reale. Meglio di una “scatola nera” che registra ma non trasmette.
La domanda allora è inevitabile: cosa succede se le case automobilistiche decidono di vendere le abitudini di guida dei propri clienti? La pubblicità potrebbe arrivare a bordo dell’auto tramite il navigatore o sul parabrezza tramite l’head up display? E’ un caso che sempre a bordo il navigatore sia affidato alle Google Maps e che il colosso americano abbia dalla pubblicità una delle sue fonti di ricavi più importante?
Mi sembra chiaro che oggi sulla privacy a bordo dell’auto non ci sia nessuna regola. Negli Stati Uniti la questione diventa sempre più importante: lo stesso Alan Mulally, ceo di Ford, ha chiesto al Governo Federale di stabilire al più presto indicazioni sulla gestione di dati e delle informazioni raccolte dall’auto. Anche perché lo scandalo dei dati consegnati alla National Security Agency (NSA) dai grandi big dell’elettronica, i vari Facebook, WhatsApp, Google, Microsoft, … in nome della sicurezza nazionale, non sembra ancora assorbito dall’opinione pubblica. Da noi può avere l’accesso a quei dati solo gli organi giudiziari se l’auto è corpo del reato. Nessun altro. Almeno finora.
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