Alla fine ritornano. Come avevamo anticipato nei giorni scorsi, arrivano gli incentivi auto 2014. Il decreto è stato firmato lo scorso 3 aprile dal ministro dello sviluppo economico e diventerà operativo dal prossimo 6 maggio. Sul sito del Ministero si possono trovare tutte le indicazioni. In sintesi, l’importo disponibile è di 63,4 milioni di euro, la quota parte destinata anche ai privati è del 50% ed è così distribuita: 9,51 milioni di euro (15% del totale) per l’acquisto di veicoli con emissioni di CO2 non superiori a 50 grammi per km (quindi solo elettrici).
Il massimo importo del contributo è pari al 20% del prezzo del veicolo, in ogni caso non superiore ai 5 mila euro. Altri 22,2 milioni di euro sono destinati ai veicoli con emissioni di CO2 non superiori a 95 grammi per km. In pratica ibridi o a gas (gpl o metano). L’importo massimo in questo caso che si può ottenere è di 4 mila euro. Il resto, 31,7 milioni, sono destinati invece ad aziende e amministrazioni che possono acquistare vetture con emissioni di CO2 anche fino a 120 grammi per km con sconto in questo caso però limitato a 2 mila euro.
E’ una buona notizia. Ma solo a metà. Primo perché nonostante sia stata aumentata rispetto all’anno scorso, la quota destinata ai privati è sufficiente per un massimo di circa 15 mila vetture. Niente di più. Come dire: in 10 giorni (se non prima) potrebbe finire tutto. Secondo: la parte più grande delle risorse è dedicata solo alle aziende ed è legata all’obbligo della rottamazione di un veicolo di almeno 10 anni.
Un vincolo che ha fatto fallire la campagna di incentivi del 2013: quale azienda ha in flotta veicoli così vecchi? Ormai neppure le pubbliche amministrazioni hanno veicoli con più di 10 anni. Perché nonostante le pressioni delle associazioni di categoria su questa parte delle risorse non è stato tolto il vincolo alla rottamazione? A pensar male una spiegazione ci potrebbe essere: il vincolo, come già accaduto nel 2013, potrebbe lasciare praticamente intatta la quota parte degli incentivi dedicata alle aziende (e alle amministrazioni) ovvero quel 50% pari a 31,7 milioni di euro. Risorse di cui forse il governo non ha oggi una copertura finanziaria. E che restando in cassaforte, non avrebbe più la necessità di trovare.
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