Le multe per le case che trascurano di effettuare richiami devono essere qualcosa di più di una semplice correzione contabile, ha detto il segretario dei Trasporti Anthony Foxx. La sua proposta è che passino dagli attuali 35 milioni di dollari alla cifra tonda di 300 milioni. Come dargli torto?

I richiami sono una questione di vita o di morte per gli automobilisti, i cui incidenti devono entrare nelle statistiche prima che suoni il campanello d’allarme. Negli Usa, una volta verificata la catena che lega un incidente all’altro e segnala la presenza di un difetto, un costruttore ha cinque giorni di tempo per comunicarlo all’agenzia per la sicurezza stradale. Un ritardo anche di pochi giorni si traduce in un rischio di vite umane sempre inammissibile.

La vicenda in corso per la General Motors e quelle che hanno visto protagoniste negli ultimi anni Toyota e Ford in modo particolare ci dimostrano invece che un tale senso di urgenza non è affatto recepito dalle case, che hanno aspettato anni prima di ammettere la responsabilità, mentre cercavano di spolverarla sotto il tappeto.

Lontani sono i tempi del 1986 quando un problema di repentina accelerazione della Audi 5000, vero o presunto che fosse visto che l’inchiesta finale della Nhtsa scagionò la casa tedesca, finì in ogni caso per demolire il trionfo commerciale di cui l’Audi stava godendo, e ricacciò la rete commerciale oltreoceano. Oggi le case hanno sono capaci di riscrivere i loro copioni in caso di difetto, elargendo generose compensazioni alle vittime fuori dalle porte dei tribunali, secretando le carte processuali, negoziando all’infinito con la Nhtsa quando scoppia lo scandalo. Per tutto il 2013 il totale delle multe comminate dall’agenzia per ritardo nelle segnalazioni è ammontato a 35 milioni di dollari.

Foxx punta correttamente ai soldi per indicare l’argomento che può cambiare il corso delle cose. Chiede vere tariffe punitive, e inoltre vuole il permesso di fermare tutte le auto difettose e ordinarne la sostituzione provvisoria, sia che si trovino nelle mani di privati, sia che appartengano alle flotte degli autonoleggi.

Se riuscirà a far digerire queste nuove norme, forse poi vorrà prendere in considerazione la macchinosa burocrazia che rallenta l’azione dell’agenzia: due livelli di inchiesta, uno statistico e uno ingegneristico, poi la delibera amministrativa, e infine la via del tribunale per farla applicare ad una casa riluttante. Riformare la disciplina negli Usa che nonostante queste pecche è considerata la punta di diamante nella protezione dei consumatori, aiuterà anche il resto del mondo, dove la disciplina langue per l’inedia dei legislatori.

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