Dal Calty Design center di Newport Beach, California, alla fiera della creatività Market Faire di New York. Il giovane team di ricercatori di nuovi trend della Toyota ha provato ad immaginare il look di un’auto che possa essere appetibile alla generazione dei millennials, i quali notoriamente fino ad ora non hanno dimostrato nessun interesse al possesso di una vettura.

Il risultato è strabiliante, e insieme significativo. Il prototipo U2 (sarebbe ora di smetterla di abusare di questa sigla, specie dopo le polemiche intorno alla presentazione dell’ iWatch), è una post-automobile, poco più di un parallelepipedo da costruzione Lego. Dal parco dell’infanzia infatti prende in prestito la funzione di un contenitore di giocattoli: vedi il binario nell’area cargo per trasportare la bicicletta, lo scivolo alla base del portellone posteriore per agevolare l’accesso di altri mezzi di trasporto, il tetto che scompare come una tendina e le pareti che collassano per trasformare l’abitacolo, appunto in una scatola, in cui saltare  dentro e fuori piuttosto che usare le portiere.

Vale la pena di guardare con un po’ di attenzione questa idea di futuro, mentre discutiamo di propulsori di nuova generazione, di cilindrata variabile e di multi rail. La U2 appartiene ad un mondo radicalmente diverso, forse più vicino all’autopilota e alle autostrade intelligenti, e molto meno alla sportiva che i giovani sognavano fino a qualche anno fa. La Toyota non si era mai avventurata prima nel segmento dei piccoli furgoni urbani (almeno da queste parti dell’Atlantico), e questo primo esercizio sembra dirci che la continuità del design, la coerenza della linea, forse la stessa identità di brand conteranno molto meno in futuro.

Nella scheda introduttiva la Toyota parla con profusione della consolle che è diventata un iPad.  E il motore? Non è nemmeno specificato, ma sarà sicuramente il più efficiente disponibile al momento della eventuale produzione.

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