Ci sarebbe da cambiare il nome. Scherza ma neppure troppo, lo spagnolo Alfonso Martinez, vice presidente dell’Aniasa, l’Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio e Servizi Automobilistici. “Trovo ormai inadeguato definirlo noleggio a lungo termine, meglio soluzioni di mobilità visto che siamo in grado di offrire veicoli a breve, medio e lungo termine e in alcuni casi anche il treno”, ha dichiarato Martinez durante la presentazione del 14simo Rapporto sul mondo del noleggio in Italia.

Mobilità a 360 gradi. Per dirla in modo più trendy, smart mobility: è qui che va a puntare, dimostrando di essere al passo dei tempi, il mondo del noleggio. Cercando di mettere le mani sull’anello mancante per un’offerta senza limiti di tempo: il car sharing. Non è un caso che l’Aniasa abbia aperto in Italia un tavolo con gli operatori del car sharing.

D’altronde, quella dell’integrazione, per ora soprattutto azionaria (meno di servizi), tra società di noleggio tradizionali e aziende di car sharing, è una tendenza globale.

Nei giorni scorsi, Enterprise, società leader del mercato rent a car, ha acquisito City Car Club, la più grande azienda di car sharing indipendente del Regno Unito che può contare, in 17 città su oltre 800 veicoli e 30 mila abbonati. La notizia segue quella d’inizio anno quando Europcar ha rilevato il pacchetto di maggioranza di Ubeeqo, start-up francese attiva nei servizi di car sharing. La stessa Europcar è comunque il partner dei tedeschi di Daimler nel car2go.

E’ poi di due anni fa l’acquisizione più importante, quella di Zipcar, azienda pioniera del car sharing negli Stati Uniti, da parte di Avis – Budget Group per circa 500 milioni di dollari. All’appello si aggiunge Sixt, alleata di Bmw in DriveNow.

Per le società di car sharing è forse quello che mancava: economie di scala e semplificazione della gestione amministrativa che possono finalmente far decollare guadagni e profitti. E a quel punto possedere un’auto forse sarà veramente quasi superfluo.

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