Il presidente di Fiat Chrysler Automobiles John Elkann ha confermato, il suo amministratore delegato Sergio Marchionne non proprio, ma certe cose funzionano come il tango, si balla in due. Elkann ha detto pubblicamente quanto anticipato dal New York Times: Marchionne ha scritto una email a Mary Barra di Gm per proporre una fusione dei due gruppi, aggiungendo che la grande caccia a un partner che si compri FCA è aperta a altri interlocutori. Marchionne si è limitato a dire di aver scritto un “mucchio di email”. Elkann ha poi precisato quando va raccontando dal 2009, ai tempi dell’assalto perduto alla Opel: la Famiglia è pronta a diluire la sua quota in caso di una nuova grande fusione.
Elkann e Marchionne (solo in ordine alfabetico, il secondo è sempre il primo) continuano insomma a dare uno strano spettacolo. Cercare una fusione a tutti i costi con qualcuno, meglio se più grande di FCA come GM (che oggi in borsa vale quasi tre volte di più) o addirittura il gruppo Volkswagen come adombrato tempo fa (che sempre in borsa oggi vale quasi sei volte più di FCA).
Al di là di banali considerazioni di business – se ti offri vali meno, oppure vuole dire che non funzioni – Elkann e Marchionne mi hanno fatto tornare in mente una celebre copertina dell’Economist, di cui per altro Elkann è azionista (non lo era al tempo della cover, datata settembre 1994).
“The trouble with mergers”, con due dromedari in fase di accoppiamento. Lo fanno anche gli elefanti, ricordavano i brillanti colleghi del settimanale britannico (+65% di vendite negli ultimi dieci anni, un fenomeno mondiale ai tempi della crisi dei media), gli uccelli e le api. Lo fanno le aziende di tutti i tipi, per tanti motivi come ci torna su in questa settimana l’Economist. Ma perché Elkann e Marchionne ci provano in un modo che sembra ancora più scomposto di quello dei dromedari?
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