Angela Merkel ha avuto un compagno di viaggio speciale nella sua visita ufficiale in Cina, il nuovo CEO di Volkswagen Matthias Müller. I due hanno avuto modo di discutere approfonditamente la questione del diesel, su cui la cancelliera si è espressa in modo inequivocabile: “A lot will depend on how Volkswagen deals with the issue. VW could recover if it acts transparently and changes its organizational structures so that nothing similar can happen again” ha detto di recente. Come non essere d’accordo?

In Cina, Müller ha avuto modo di incontrare il management delle due joint ventures di Volkswagen con SAIC e FAW, che – secondo una stima degli analisti – contribuiscono per metà dei profitti del gruppo e al 70% del flusso di cassa.

Nei primi nove mesi dell’anno le JV cinesi hanno venduto circa 2 milioni e mezzo di veicoli, 200mila in meno dello scorso anno (-7.6%), con un impatto negativo difficile da quantificare dal momento che fatturato e profitti operativi delle JV non vengono consolidati nei conti del gruppo.

Nello stesso periodo, il gruppo Volkswagen ha venduto circa 2.6 milioni di veicoli, circa il 5% in meno rispetto al 2014, mentre il mercato, pur avendo rallentato vistosamente, è cresciuto del 3%. In particolare, soffrono i marchi Volkswagen e Skoda, mentre Audi e Porsche vanno bene. In totale, Volkwagen rimane leader di mercato, ma perde oltre due punti di quota (dal 19 al 17%).

Nonostante i tagli agli investimenti annunciati da Müller per compensare il rischio finanziario derivante dal dieselgate e prospettive di domanda non esaltanti nei prossimi anni, Volkswagen ha confermato il suo piano di espansione da 22 miliardi di euro in Cina, che prevede un rinnovo di gran parte della gamma (con 30 nuovi modelli che si aggiungono ai 150 già esistenti) ed un aumento della capacità produttiva da 3 a 5 milioni di unità.

L’intento evidente è quello di proteggere e mantenere la leadership nel mercato più importante per il gruppo tedesco, dove le conseguenze del dieselgate saranno trascurabili (le vetture diesel importate quest’anno sono meno di duemila). Non sarà tuttavia facile rilanciare il marchio Volkswagen, in calo da 7 mesi consecutivi: l’immagine soffre a causa di problemi di qualità riscontrati negli scorsi anni (600mila vetture richiamate nel 2014 e 400mila nel 2013) e la competitività è frenata dalla mancanza di un line-up SUV, un segmento che anche nel 2015 continua a crescere a doppia cifra (+46%), e che ormai pesa per il 30% del mercato.

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