Volkswagen? Se qualcuno pensava che il 2015 fosse stato un ‘annus horribilis’, forse non immaginava che quest’anno sarebbe stato ancora peggio. In effetti, il 2016 è cominciato per Volkswagen tra mille difficoltà, segno che, come ha detto il CEO Matthias Müller la scorsa settimana di fronte ad una platea di lavoratori, “it will take years to fully gauge the financial implications of the scandal, which will keep VW busy for a long time“.
L’ultima di una serie incessante di cause intentate a Volkswagen da quando è scoppiato lo scandalo del ‘dieselgate’ viene proprio dallo stato della Bassa Sassonia, il secondo principale azionista del gruppo, dove martedì 278 investitori istituzionali provenienti da tutto il mondo hanno presentato una richiesta di danni per 3.2 miliardi di euro nei confronti di Volkswagen per aver violato il dovere di informare correttamente il mercato finanziario.
Contestualmente Daniel Donovan, un ex-impiegato esperto di informatica che dal 2008 lavorava nell’ufficio legale della Volkswagen Group of America, ha fatto causa al gruppo sostenendo di esser stato licenziato lo scorso dicembre per essersi rifiutato di distruggere importanti documenti nel corso dell’investigazione sulle emissioni del diesel, la cui vendita negli Stati Uniti è tuttora vietata sui modelli di tutti i marchi.
Pochi giorni prima, il CEO di Volkswagen Group of America, Michael Horn, ha lasciato l’azienda a sei mesi dallo scoppio dello scandalo, durante il quale si era parecchio esposto in prima persona, procurandosi l’apprezzamento dei concessionari americani, ma probabilmente non quello del management tedesco. Tra le altre cose, Horn aveva detto frasi del tipo: “Let’s be clear about this: our company was dishonest with the EPA and the California Air Resources Board and with all of you. We totally screwed up. We must fix those cars”
Ad oggi, a Volkswagen negli Stati Uniti sono state intentate oltre 500 cause da parte di clienti, e sono in atto intense discussioni tra Volkswagen e il Dipartimento di Giustizia (che ha sua volta ha fatto causa), l’Agenzia di Protezione per l’Ambiente (EPA) e la California Air Resource per trovare una soluzione. A questo proposito, il capo del marchio Volkswagen, Herbert Diess, ha dichiarato che si tratta di una questione di mesi, non di settimane, e ha ribadito l’urgenza di migliorare la profittabilità “to be able to afford new technologies and compete with rivals in the digital age“.
Detto, fatto. Venerdì scorso, Volkswagen ha annunciato il licenziamento di circa 3,000 impiegati in Germania entro la fine dl 2017 per compensare i costi legati allo scandalo delle emissioni, e confermato un taglio agli investimenti per oltre un miliardo di euro, che oltre alla rinuncia a centinaia di lavori temporanei prevede la cessazione dei modelli che non generano profitti. Nel frattempo, in febbraio le vendite del marchio Voolkswagen sono scese del 5% rispetto allo scorso anno, con cali vistosi in Russia (-7.0%), Usa (-13.2%), Brasile (-39.5%), Cina (-3.0%). Si salva solo l’Europa (+3.7%), che grazie all’Italia recupera in parte il crollo di gennaio, ma sempre perdendo un punto di quota sull’anno.
In attesa di conoscere i risultati finanziari del 2015, la cui pubblicazione è stata inaspettatamente rinviata al 28 aprile, il titolo continua a perdere quota (-8% da inizio anno), con gli analisti che si aspettano dal bilancio un maxi-accantonamento e stimano un costo totale legato allo scandalo delle emissioni vicino ai 30 miliardi di euro.