Oggi Marchionne non dice più di perdere 14.000 euro su ogni Fiat 500 elettrica venduta negli Stati Uniti, ma solo 10.000 dollari grazie a un cambio più favorevole. E per la prima volta ipotizza addirittura una Maserati Alfieri a batteria e una citycar Fiat sempre a batteria per il 2019, certo quando non sarà più alla guida di Fiat Chrysler (se non ripensa nuovamente al suo destino strada facendo): “Dobbiamo sperimentare, come già facciamo, sulle auto connesse e sulla mobilità valutando l’elettrificazione come una delle possibili soluzioni”.

Passano cinque giorni e il suo braccio destro a capo dei mercati Emea, Altavilla, manda un messaggio pre-registrato all’Unione petrolifera (che nessuno in casa lo abbia più rivisto alla luce delle ultime esternazioni del Dottore?) in cui la frase chiave è inequivocabile: “Un’alternativa, per essere tale, deve essere credibile e oggi l’elettrico non lo è”. Meno male che l’Ansa riporta “oggi”, domani è un altro giorno, il 2019 un’altra era, ma – è inutile negarlo – sui media è facile sguazzarci: Marchionne e Altavilla hanno preso la scossa, uno è elettrico e l’altro no.

Macché macché, dicono da Torino, sempre i soliti giornalisti….per una volta, mi sdraio sulla linea del Po.

Marchionne e Altavilla funzionano esattamente come l’elettricità. Se fossero entrambi positivi (o negativi) si respingerebbero. I due sono invece carica positiva e carica negativa, si attraggono. Un più e un meno per un clic che non si nega a nessuno e sostenere che l’auto elettrica non conviene e non piace ma che, se proprio si dovrà produrre perché lì va il mondo (e la concorrenza), Fca a batteria – più poi che prima – sarà. Dalle tenebre alla luce o, come si diceva in tempi antichi, fiat lux.

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