Per Volkswagen, il dieselgate è stato un potente acceleratore che riguarda tutti. Lo scandalo non è finito nei suoi effetti fra multe e contenziosi, l’ultima storia riguarda l’ammissione da parte del gruppo di avere un software al cambio automatico di alcune Audi capace di alterare i rilevamenti delle emissioni. Sa di vizietto. Ma il gruppo tedesco ha ormai passato le colonne d’Ercole e sta già esplorando il nuovo mondo. Fatto di digitale e di elettrificazione, per semplificare, un’area di business nella quale bisogna esserci per restare uno dei primi gruppi mondiali dell’auto.

Il dieselgate ha fatto da vento, anzi da tifone a favore. E mi sto convincendo sempre più quanto questo cambiamento del gruppo sia profondo e destinato a cambiare le regole della competizione internazionale, spulciando il day by day delle notizie.

Leggo per esempio sul mensile on line di Automotive News Europe come  Volkswagen stia ristrutturando il suo centro design di Potsdam, alle porte di Berlino. Oltre a un nuovo nome più appropriato, Volkswagen Future Centre Europe (invece di Design Center Potsdam), qui il gruppo ha deciso di concentrare il suo sviluppo digitale per l’auto a guida autonoma. “Stiamo lavorando per il 60% per il marchio Volkswagen”, ha precisato al mensile il direttore Peter Wouda.

Par di capire, insomma, che Volkswagen voglia fare la sua Silicon Valley in Europa, pur potendo contare su altri centri ricerca sia in California che in Cina, come le vere multinazionali. Il messaggio è che il cuore deve battere forte innanzitutto a casa, da dove esercitare la sua sfera d’influenza: sulla stessa linea ci sta anche a mio parere l’accordo del maggio scorso sull’app di taxi con Gett (israeliani) e non con Uber. A giorni è atteso il nome del tredicesimo marchio dedicato ai servizi di mobilità. A partire sempre dall’Europa, dal giardino di casa.

E il piano di elettrificazione del gruppo, 30 nuovi modelli entro il 2025? La cosa che fa pensare non sono i numeri né i miliardi degli investimenti necessari, ma come piano e cambio di marcia di Volkswagen potranno guidare regole e leggi a Bruxelles, che in Europa varranno poi per tutti i costruttori. La proprietà transitiva è politica, non tecnica: se Volkswagen è la Germania, la Germania è la Commissione europea. E il risultato non cambia se anche a Berlino cambiasse il governo nelle prossime elezioni di inizio autunno 2017. I concorrenti sono avvisati.

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