All’alba del 9 ottobre di 50 anni fa, fuso orario boliviano, Che Guevara veniva ucciso alimentando un mito trasversale che ancora oggi è piuttosto vivo, stando alle tante pubblicazioni che si leggono in occasione dell’anniversario. Ma che c’entra il Che con un blog di automobili?
Se Che Guevara rivive sulle magliette dei ragazzi come Jimi Hendrix (scrive l’Espresso nel suo libro dedicato), il Che può fare un pit stop anche qui. Non che avesse tempo per le automobili; ma per girare in motocicletta per l’America latina sì, come si può leggere nei “Diari”, a bordo di una vecchia due ruote chiamata per l’occasione la Poderosa.
Pare che Che Guevara abbia invece guidato un’auto per la prima volta durante la rivoluzione cubana, sulla Sierra Maestra. Molti rivoluzionari fecero la loro scuola guida proprio in quegli anni, annota Richard Schweid nel suo libro “Che’s Chevrolet Fidel’s Oldsmobile, on the road in Cuba”. Per il Che, la sua prima volta si trattò di una Jeep Willys americana. A bordo di una delle quali, l’8 gennaio del 1959, sarà anche immortalato l’ingresso di Fidel con Camilo Cienfuegos a L’Avana.
Da ministro dell’industria nella Cuba liberata da Batista, Che Guevara ebbe come auto di servizio una Chevrolet Bel Air 1600 Series, 8 cilindri, model year 1960, verde con tetto bianco, una delle ultime auto americane importate da Detroit da Ambar Motors prima del blocco.
Nel libro, Schweid racconta che un collaboratore avesse proposto al Che una Jaguar di un ricco cubano scappato a Miami. Il Comandante “si indignò” per quella “macchina da pappone” e non per un “rappresentante del popolo”. La sua scelta cadde sulla Chevrolet, il marchio più diffuso a Cuba; la sua Bel Air è visibile ancora oggi a L’Avana nel museo dell’auto di Eduard Mesejo.