Tesla Model 3, interno giorno. Peter Schreyer non vuole scendere. Il capo designer tedesco di Hyundai e Kia sorride, sussurra, fa prendere appunti ai suoi due collaboratori, ma non molla il volante. Sto lì, aspettando di estorcegli un giudizio sulla berlina elettrica americana, ma non c’è niente da fare. Non mi dà retta, né esce dalla macchina.

Al Salone di Parigi, padiglione 5, la Tesla Model 3 è esposta a una ventina di metri dalla nuova generazione della Bmw Serie 3, una concorrente coi fiocchi, ma senza propulsore a zero emissioni.

Tesla e Bmw sono oggi due modi di intendere la berlina premium. Curioso che al Mondial di Parigi, con tanto spazio a disposizione a causa di larghe assenze di espositori, le due auto siano finite a un tiro di sportello. O forse no, perché il marchio americano sta nel raggio di pochi metri anche da Jaguar XE, Audi A4 e Mercedes C.

Ma è il confronto fra la Tesla Model 3 e la nuova Bmw Serie 3 che mi fa più effetto. Vista da vicino, la tedesca è sempre un grande oggetto, senza dimenticare che la Serie 3 è la Bmw per antonomasia: lo stile questa volta è un po “carico”, ma è la tendenza. Se vuoi vendere ancora berline, il design catturi l’occhio. E se ti ferisce, peggio per te.

Lascio Schreyer nella Tesla Model 3 ma m’intruppo con Fabrizio Giugiaro, anche lui lì a guardare da vicino l’auto di Elon Musk. Che ne dici, gli faccio? “Non so che succederà all’azienda l’anno prossimo, ma sul design sono proprio avanti”. Me ne vado segnandomi che la Model 3, stilisticamente parlando, esprime futuro. Una cosa che al primo sguardo fa invecchiare la concorrenza. Annoto pure che mi piace molto il parabrezza grande con cofano corto. Già, il motore non c’è. Nel pugilato sarebbe un uno-due.

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