E così Byd si è regalato per Natale la sua prima fabbrica in Europa scegliendo l’Ungheria. Non poteva andare diversamente. Per l’Ungheria ci sono diversi buoni motivi, anche se credo che quelli politici e geopolitici abbiano avuto un peso maggiore rispetto al fattore industriale (in attesa che il mondo si risistemi sulle ceneri di guerre in cui perdono sempre gli stessi, i civili).

Byd, acronimo di Build your dreams, è il costruttore cinese che alla fine del 2023 dovrebbe scavalcare Tesla (secondo l’ultimo pallottoliere degli analisti) e diventare il primo al mondo nella vendita di auto elettriche. L’anno scorso era secondo ma già primo nelle vendite di elettrificate sommando le ibride plug-in, 1,8 milioni contro l’1,3 di Tesla (gara de che, poi: qui conta zero il territorio se Tesla sforna oltre la metà della produzione globale dal suo stabilimento di Shanghai).

Conta invece molto che Byd aprirà la sua prima fabbrica europea in Ungheria con una capacità annua di 200mila unità, anche se a novembre ha venduto sul vecchio continente soltanto 13mila macchine (Dataforce). Ma siamo noi la prossima fermata per l’industria cinese più competitiva, contro cui il protezionismo invocato da qualcuno non servirebbe a nulla (Sun-tzu: “Si deve ricorrere alla tattica offensiva, nei confronti della fortezza, solo quando non se ne può fare a meno”).

Byd ha scelto l’Ungheria perché aveva già una fabbrica di bus elettrici a Komaron. Perché il governo ungherese avrà promesso più incentivi di altri. E perché il paese ormai garantisce una ottima rete di fornitori se nel 2025 anche Bmw aprirà lì un sito per la sua Neue Klass, generazione di elettriche fondamentale per la crescita del marchio bavarese (e Bmw si è accodata a Mercedes, Audi e Suzuki).

Ma Byd investe in Ungheria soprattutto perché il premier sovranista Orbán è un Babbo Natale che guida con i doppi comandi: da una parte sterza sull’Unione europea cui appartiene incassando tutti i benefici che ne conseguono e può dire la sua a Bruxelles anche sull’indagine anti-sussidi cinesi per le elettriche avviata dalla Commissione. Dall’altra, Orbán controsterza volentieri verso la Russia dell’amico Putin. Indebolita dalla guerra in Ucraina e per questo finita nella sfera d’influenza della Cina. Che è la madrepatria di Byd e amica del governo di Budapest, avendo investito in Ungheria 3 miliardi di euro solo per l’auto prima dell’ultimo regalo natalizio. Orbán aveva già ringraziato Pechino dicendosi contrario a sanzioni occidentali alla Cina per violazioni all’export di materiali militari verso la Russia (sembra un film  western dove conta essere il più veloce. O come dice Tarantino: “I western sono sempre una lente d’ingrandimento”).

Dopo Byd è più che probabile che MG, cinese d’Inghilterra, annunci nel 2024 (il marchio compie 100 anni)  una nuova fabbrica per le sue elettriche nell’Europa dell’est (non so se in Ungheria ma mi risulta che l’area sia in pole). Seguirà a breve Great Wall, cinese con base a Monaco, che invece ha già indicato l’Ungheria fra le prime scelte (fingendo un po’ di democrazia o per battere cassa ha fatto i nomi anche di Germania e Repubblica Ceca).

Byd, prima costruire, poi vendere. Come? In Italia il costruttore si è per esempio regalato una vetrina a piazza Duomo a Milano con Autotorino, colosso italiano da oltre 2 miliardi di fatturato. L’hanno chiamato “pioneer store”, nome intelligente per una location super. Basta pagare, da noi come nel resto d’Europa, senza più bisogno di creare una propria rete di vendita come si faceva una volta e spesso buttando soldi (Sun-tzu: “La configurazione tattica eccellente, dal punto di vista strategico, consiste nell’essere privi di configurazione tattica, ossia nella condizione ‘senza forma’, wu-hsing).

@fpatfpat

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