Guidare è un po’ sognare, parafrasando una delle mille cose scritte da Shakespeare. Ma #iorestoacasa e leggo in tempi di lockdown, come molti, anche perché leggere è un po’ sognare. E mentre dalla finestra sbircio la mia macchina eternamente parcheggiata, mia moglie mi consiglia di dare una occhiata altrove. A “The fun they had” di Isaac Asimov, racconto breve che si può tradurre “Quanto si divertivano”.

Asimov lo scriveva nel 1951 immaginando di essere nel 2155. Forza, che fra un po’ ci siamo.

Ora, lo scrittore russo naturalizzato americano nato giusto cent’anni fa il 2 gennaio del 1920, non ha solo immaginato grandi storie di fantascienza con i suoi robot, ma ha previsto in largo anticipo cose che sono poi successe: dal dominio dell’informatica nella nostra vita quotidiana alla crisi climatica. Uno serio, né economista né virologo insomma.

Maneggiando robotica e intelligenza artificiale con altri mezzi, nel 2155 di Asimov l’auto a guida autonoma sarà naturale come oggi prendere un caffè al bar (o almeno, prima dell’epidemia). Un normale robot al volante, come lo è l’insegnante di “The fun they had”.

E quando nel 2155 magari su un vecchio libro digitale leggeranno di noi che trafficavamo con la macchina salvo tristi periodi di quarantena, e quanto ci divertivamo a guidare, ci sarà una Margie che sulla nostra antica mobilità dirà qualcosa di molto simile: “Certo che avevano un insegnante, ma non era un insegnante regolare. Era un uomo. – Un uomo? Come faceva un uomo a fare l’insegnante?”.

Qui  “The fun they had”, tempo massimo di lettura 10 minuti, in inglese ma forse su internet lo trovate anche in italiano. Vivamente consigliato.

@fpatfpat

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