Jack Dorsey, fondatore di Twitter, ha lasciato la gestione della sua creatura social all’ennesimo ad di origine indiana (come avviene in quasi tutto il mondo tech in America) per dedicarsi anima e corpo (più la seconda) a Square, sua piattaforma di pagamenti. Gli ha cambiato anche il nome in Block Inc. per sottolineare la nuova vita e ha promesso di occuparsi d’ora in poi soprattutto di finanza, bitcoin compresi.

La scelta di darsi ai soldi è umanamente comprensibile, tanto più dopo aver perduto malamente la partita dei social. Se Twitter può contare ogni giorno su 200 milioni di utenti (e la fine di Donald Trump è stata una Waterloo, interazioni parlando), Facebook naviga su 2 miliardi di fan attivi. Non c’è partita, in verità.

Dorsey sta facendo il percorso inverso di Elon Musk, che si è buttato sulla Tesla dopo aver venduto nel 2002 PayPal, la piattaforma di pagamenti co-fondata con Pieter Thiel (uno dei pochi “destri” dichiarati della Silicon Valley,) a eBay per 1,5 miliardi di dollari. In tasca si mise circa 250 milioni da investire su Tesla, nata l’anno dopo, e prenderne rapidamente il volante.

Insomma, Dorsey ha investito sull’informazione e ha mollato per la finanza, Musk ha cominciato con la finanza e ha mollato per l’automobile, che finora nel mondo è andata più o meno come l’informazione: margini risicati quando ci sono e battaglia eterna per la sopravvivenza.

Ha ragione Dorsey o Musk? In molti, tra chi ha fatto giornali per anni e automobili per decenni, si turerebbero il naso: Dorsey. Ma la novità di Tesla è che adesso, dopo aver rischiato di fallire almeno sei volte in un paio di lustri, fa soldi con la scelta elettrica e si presume (i mercati finanziari presumono) che ne farà sempre di più grazie anche a un diverso sistema produttivo, meno oneroso di quello tradizionale.

Messaggio urbi et orbi. Dorsey vs Musk, questo oggi passa il convento.

@fpatfpat

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