L’altro giorno Elon Musk è andato a pranzo a duecento metri da casa mia. Ero altrove lontano e non lo ho incontrato. Meno male. Veniva da un circo nero, dove non c’erano i colori sgargianti propri di un circo ma solo certe acrobazie pericolose per gli altri che giusto a uno come Musk devono essere piaciute. A uno che è tutto e il contrario di tutto, e infatti se ne sbatte.

L’altro giorno a Elon Musk hanno richiamato più di 2 milioni di Tesla vendute negli Stati Uniti perché l’ente federale della sicurezza stradale statunitense (Nhtsa) ha ritenuto insicuro il sistema di Autopilot, coinvolto nel solo 2021 nel 70% degli incidenti accaduti ad auto con avanzati dispositivi di assistenza alla guida. Risultato: ordine di aggiornamento software da remoto, mentre il titolo Tesla a Wall Street ha perso poco meno dell’1%, segno che gli investitori di Elon Musk sono come lui. Se ne sbattono.

L’altro giorno un collega di Quartz ha interrogato Grok, il sistema di intelligenza artificiale di Elon Musk (su X Premium più abbonamento che non ho, grazie qz.com) sulle auto a guida autonoma o meglio semiautonoma come l’Autopilot di Tesla. Copio e incollo la risposta. Perché Grok un po’ si autocomplimenta per presunta sagacia e un po’ se ne sbatte. Chissà a chi assomiglia.

Grok: “Per fare dell’ironia, direi che le auto a guida autonoma sono come gli adolescenti che imparano a guidare: per la maggior parte del tempo sono abbastanza bravi, ma di tanto in tanto possono prendere una decisione discutibile. In tutta serietà, tuttavia, è essenziale che le aziende continuino a migliorare la tecnologia e ad affrontare i problemi di sicurezza”.  E l’Autopilot di Tesla di Elon Musk? “Sebbene la funzione di Autopilot possa aiutare a sterzare, è essenziale mantenere il controllo del veicolo in ogni momento. Pensate che sia come tenersi per mano con un amico: siete lì per sostenervi a vicenda, ma siete ancora responsabili delle vostre azioni”. Come dire: peggio per voi.

L’altro giorno Elon Musk ha definito “insane”, pazzo, uno sciopero dei lavoratori svedesi che sta coinvolgendo per solidarietà gruppi di lavoro in Danimarca, Norvegia e Finlandia. Chiedono a Musk, uno che odia tutti i sindacati, di accettare per Tesla contratti collettivi, in Svezia riconosciuti all’85% dei lavoratori dipendenti. Qui non c’è salario minimo, uno dei pochi paesi europei a non averlo (scelta cui sembrano ispirarsi quelli del circo nero visitato a Roma da Musk), e in genere nemmeno conflitto sociale. Ma le poste svedesi continuano a bloccare la consegna delle targhe a Tesla, mentre i portuali danesi si rifiutano di scaricare le auto elettriche dalle navi. Chi la vince? Sono pazzi questi scandinavi.

L’altro giorno in parlamento la premier Giorgia Meloni ha detto: invece che sull’auto elettrica, meglio puntare su “biocarburanti, carburanti sintetici, anche idrogeno”. Tutta robaccia per Elon Musk, che però al circo nero è stato solidale vero più di un pandoro, accettando due consigli nella sua Roman Holiday: uno, di dire la banalità che il petrolio servirà ancora per un po’ (grazie, mica lo sapevamo). L’altro, di farsi portare senza Autopilot al ristorante siciliano a due passi da casa mia. Buongustaio.

@fpatfpat

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