Bologna, quanto mi è sempre piaciuta. Per gli stereotipi, certo: rossa, tortellini, portici, Alma Mater. E ora Bologna mi piace ancora di più per quello che non è uno stereotipo, né sembra destinato a diventarlo in Italia (in molta Europa va diversamente), almeno finché avremo un governo di destra e un ministro dei Trasporti che incespica fra gomma e rotaie. “Bologna Città 30” è la nuova attrazione: 30 km/h come limite di velocità diffuso sulla rete stradale, un anno esatto di applicazione da parte del Comune e risultati super per la vita delle persone.
Googoleggio un po’ la notizia di “Bologna Città 30” e, chissà perché, non la trovo sulla maggior parte di quella informazione che si occupa di mobilità in tutte le sue forme, dalle auto alla CO2 passando per le infrastrutture di ogni tipo. Che sia un complotto? Bah, già di suo è parola dall’etimo incerto secondo la Treccani, per cui sterzo sulle certezze.
“Bologna Città 30”, qui il link di bilancio con tutti i numeri, diffuso il 16 gennaio scorso. Me ne piacciono tre, in particolare: 0 persone a piedi morte (prima volta dal primo rilevamento del 1991), 49% in meno di persone decedute sulle strade per incidenti stradali, a loro volta diminuiti complessivamente del 13%. Fuori busta metterei il 29,3% in meno di biossido di azoto nell’aria, “il dato più basso degli ultimi dieci anni”, rileva il Comune.
Con questi dati per una vita oggettivamente più bella, Bologna mi fa per un attimo tornare a una lettura sulla Milano immaginata da Leonardo da Vinci alla fine del ‘400 (ok, miei alcol e drug test a disposizione). Ai tempi, Ludovico Sforza detto il Moro aveva commissionato al genio fiorentino un progetto per modernizzare la sua Milano. Leonardo aveva risposto con una proposta destinata a restare utopica, quanto moderna se si pensa (facendo un po’ di tara, vabbè) a cosa sta accadendo oggi a Bologna e a quanti pensano invece che i 30 all’ora siano una misura contro automobilisti e scooteristi. Che poi siamo tutti noi, sempre gli stessi anche quando andiamo a piedi o in bicicletta.
Leonardo, senza poter avere ancora in mente cose radicali come i 30 all’ora, propose al Moro l’idea di una città su due livelli: la parte sopra riservata alla bellezza e alla vita delle persone a piedi, la parte sotto non visibile destinata ai carri e ai commerci, oltre naturalmente che al sistema fognario. Mezzi su ruote e pedoni separati, addirittura. Il sopra e il sotto sarebbero stati invece collegati da scale. Meglio a chiocciola, appunta Leonardo, perché “ne’ canton de le quadre si piscia”.