La domanda è:  l’automobile sarà ancora un oggetto da possedere?  Se parliamo di un mezzo che deve portarti in piena libertà dal punto A al punto B  ci si sta avviando verso un ventaglio di soluzioni alternative alla proprietà. Visto che la logora filosofia dello status symbol è la tomba dell’automobile come mezzo di trasporto inserito nel più ampio concetto di mobilità, di certo è arrivato il momento di mettersi a lavorare su soluzioni alternative all’acquisto.

Tutte le più recenti indagini incentrare sulla ricerca dei motivi che frenano le vendite ci dicono che per chi vuole  l’automobile non è la spesa per l’acquisto a creare problemi, ma lo è ogni giorno il costo del mantenimento che va ben oltre il già forte salasso per il carburante: tassa di possesso, assicurazione RC Auto, cambio delle gomme, manutenzione ordinaria e straordinaria,  sono voci che incidono sul budget familiare. L’alternativa è una sirena ammaliatrice: la certezza della spesa mensile.

Non è un caso che siano in forte crescita soluzioni alternative all’acquisto. C’è il car sharing, in pieno boom a Milano e in arrivo anche a Roma, con un crescente numero di società che  mettono a disposizione vetture che si possono usare a ore, grazie alla gestione con tablet e smartphone, guidandole e poi parcheggiandole in qualsiasi parte della città, ci sono le numerose proposte del noleggio a lungo termine e di quello a breve, tutte soluzioni che circoscrivono la spesa, che definiscono con esattezza il costo mensile dell’uso e che sollevano il cliente da qualsiasi spesa aggiuntiva oltre quella del carburante e, se del caso, del pedaggio autostradale. Certo, occorre leggere le regole del gioco per evitare brutte sorprese sul lato economico, ma la definizione del costo d’uso è verificabile con esattezza.

Con queste proposte alternative  sono scesi in campo fior di giganti dell’auto (Daimler, Bmw,  Peugeot, Fiat per citarne alcuni), grandi aziende specializzare nel noleggio a lungo e a breve termine (ad esempio Ald Automotive ed Arval), colossi dell’energia come l’Eni.

E siamo già arrivati anche al ride sharing, proposto da BlaBlaCar che è una ulteriore evoluzione del car sharing e che arriva a condividere persino la spesa del pedaggio autostradale oltre a quella per il carburante, perché il ride sharing sta a significare la condivisione del costo del viaggio,  realizzabile tramite  la prenotazione di posti liberi in auto che hanno la stessa destinazione. Il sito gestisce sia l’offerta sia la richiesta di posti, con un  risparmio, rispetto al viaggio in solitario, che viene indicato in un non indifferente 75%.

Tutto questo, per dire che se l’automobile resta, come deve, un insostituibile mezzo di trasporto,  è possibile usarla senza possederla,  evitando la tragedia dei mezzi pubblici,  contenendo e controllando le spese mensili per la propria mobilità personale. Vi sembra poco?

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