Dieci miliardi di dollari. Oltre sette miliardi di euro. E’ questo l’importo, calcolato da Boston Consulting Group, degli investimenti dell’industria automobilistica in Russia. Ne avevamo già parlato in giugno, anticipando le parole dei giorni scorsi di Jorge  Schreiber, capo di Mazda in Russia e presidente dell’AEB, la locale associazione delle Case auto: “La situazione è in miglioramento, siamo però lontani dalla ripresa”. La previsione per fine 2013 dell’AEB è chiara: 2,79 milioni di veicoli, circa 150 mila in meno del 2012, con un calo del 5,1%. A leggere i dati di settembre sono in pochi a salvarsi: con il segno positivo, le “solite” tedesche premium e poche altre. Tra queste Renault, di fatto ormai una Casa locale, che si avvantaggia del suo 25% di quota dell’AvtoVAZ (produttrice delle Lada). Restano quindi irrisolti tutti i problemi indicati nel post di giugno.

I dati non sembrano però influenzare le previsioni degli analisti del BCG: per il 2020 è atteso un mercato in Russia di 4,4 milioni di veicoli, in pratica 1,6 milioni di unità in più rispetto alla fine del 2013, in media circa 230 mila l’anno. Non poche. La previsione si basa sull’indice di motorizzazione: in Russia oggi si hanno 290 veicoli ogni 1.000 abitanti, una media inferiore a quella del resto dell’Europa dell’est (400) e ovviamente dell’Europa occidentale (560) e Stati Uniti (740).

La sensazione, visto anche l’indice di motorizzazione, che la crescita sarà legata però soprattutto a vetture piccole. Se poi analizziamo anche le indicazioni di crescita (nonostante le rassicurazioni di Putin il PIL è inferiore alle previsioni) si può anche aggiungere low-cost. Non è tutto. Non è un mistero che la politica di Putin e Medveved sia quella di privilegiare le industrie locali che producono principalmente vetture medio piccole: gli incentivi premiamo infatti prezzi inferiori a 700 mila rubli, l’equivalente di circa 17.000 euro. Considerando poi che produrre in Russia non è più conveniente come prima visto che il costo dell’energia è salito del 13% negli ultimi 5 anni così come il costo del lavoro, il cerchio al ribasso potrebbe chiudersi. Per buona pace di BCG. E dell’industria automobilistica.

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