In una recente intervista, ad una domanda sull’intenzione di allargare verso l’alto l’offerta di Renault, Carlos Ghosn ha detto: ”Non puntiamo alla fascia luxury. Abbiamo già il marchio Infiniti che fa parte di Nissan. Renault può invece presidiare con la sua creatività la fascia premium. E in questo ambito la nuova generazione di Espace, che lanceremo a Parigi è una opportunità. Ci sarà una versione Initiale Paris che va in questa direzione”. Ghosn ha anche detto, in un’altra intervista a Quattroruote, che “tutti i costruttori hanno il complesso del premium: se non ce l’hai, sei zero”.
Sembra dunque esserci una chiara distinzione tra “luxury” e “premium”, due concetti profondamente diversi, che tuttavia spesso vengono confusi dagli stessi addetti ai lavori.
Innanzitutto, almeno in Europa e negli Stati Uniti, un marchio/prodotto premium non è subalterno al luxury, anzi. Eppure Automotive News Europe scrive che “automakers including Ford, with its Vignale top-end trim line, and PSA/Peugeot-Citroen, with its DS brand, are upgrading their models in Europe by adding premium features in a bid to attract affluent customers who find luxury brands too expensive“.
In realtà non c’è alcuna frustrazione nella scelta di un auto premium, che rappresenta un passaggio a un prodotto con un elevato valore aggiunto (in termini di qualità, design, innovazione e/o di esperienza d’acquisto/possesso) al quale approdano le nuove classi medie e medio-alte che sono culturalmente ed economicamente in grado di apprezzare la qualità della vita. In altre parole, oltre ad essere relativamente accessibili e funzionali, i prodotti premium sono diventati dei lifestyle enabler, che consentono cioè ai clienti di esprimere se stessi, e che trovano nella condivisione di un certo stile di vita la ragione del loro successo.
Al contrario, un marchio/prodotto luxury è pensato per essere esclusivo, destinato agli happy fews che sempre ci sono stati e continueranno ad esserci. Fondamentalmente, i prodotti di lusso rimangono dei lifestyle definer, cioè dei simboli di status in cui è il marchio che definisce chi/che cosa il cliente aspira ad essere nella piramide sociale. Sono prodotti rari, non per tutti i giorni, con una funzione d’uso prevalentemente individuale, e le automobili non fanno eccezione.
Nessun sovrapposizione, dunque. Ma la complessità che i costruttori sono oggi costretti ad affrontare, dalla globalità dei mercati in cui competere all’ampiezza della gamma, rende tuttora problematica la lettura dei comportamenti d’acquisto, e la conseguente definizione di una strategia.
[…] sento dire con estrema chiarezza da Bernard Chrétien, direttore generale di Renault Italia (Carlos Ghosn si era già espresso), in occasione della presentazione dei risultati del primo semestre nel nostro paese (+20,6%). […]