Fiat Chrysler Automobiles ha annunciato il primo aprile scorso che il newyorchese Ralph Gilles è diventato il numero uno del design del gruppo al posto di Lorenzo Ramaciotti, dal 2005 a Torino dopo una vita in Pininfarina. Quel giorno ero a New York per il Salone e ho pensato subito: ecco un altro passo verso l’americanizzazione del gruppo, a prescindere dalla bravura di Gilles (non ne ho mai sentito parlare male, nella foto la sua Dodge Viper) e a prescindere dal trito discorso dell’italianità, che per me non è mai stato un valore da sbandierare.
Sfoglio il numero di maggio di Quattroruote e mi sento un po’ meno solo. Il direttore editoriale Carlo Cavicchi, dando a Gilles quel che è di Gilles (capacità e tempo per dimostrare ulteriormente quanto vale), ricorre alla cultura per scrivere della scelta di Fiat Chrysler. Che qui sotto copio, incollo, condivido e rinuncio volentieri a commentare.
“(…) Ma se c’è una scuola che si è imposta nel mondo dell’auto è proprio quella tricolore (…) Avevamo i più bravi e abbiamo ancora i più bravi. Ce li ha in casa anche il gruppo FCA: Roberto Giolito, Flavio Manzoni oppure Marco Tencone (…) Sceglierne uno avrebbe dato continuità e ribadito alla concorrenza che anche le auto di domani avranno sempre un tocco magico in più, a prescindere che si tratti di modelli di marchi italiani oppure americani. Scegliere invece Gilles significa invece far prevalere la componente a stelle e a strisce e una scuola che, a parte le leggende a cavallo della Seconda guerra mondiale (…) non ha mai offerto veri pilastri al design internazionale”.
[…] Design seguita da Automotive News Europe. Un’aria o una tendenza (segnalata a suo tempo anche da Carblogger.it), che sembra andare di moda anche […]