La Ferrari Roma è la nuova granturismo disegnata da Flavio Manzoni, che il prossimo gennaio compie dieci anni da responsabile del design a Maranello. C’è chi sostiene che sarebbe il tempo giusto per separarsi. Ma finché lui è in grado di rilasciare auto come Roma – coupé grande bellezza con le sue linee pulite – credo che nessuno si sognerebbe di fare nemmeno una telefonata a un avvocato divorzista.
Dietro il lancio della coupé Roma, sono tuttavia molto tangibili i cambiamenti radicali avvenuti alla Ferrari. Non nello stile di una fiancata ma in quello della comunicazione del prodotto, in quel linguaggio che è la base di ogni rivoluzione. Sorvolando sulle vicende di Formula 1, che sono una storia a parte.
La presentazione dell’auto allo Stadio dei Marmi a Roma è stata connessa dal marketing di Maranello al tempo della Dolce Vita, tranche de vie notturna e mondana che Fellini immortalò e diffuse nel mondo con il suo film omonimo del 1960. Un canovaccio tenuto per quasi tutto l’evento, con le prestazioni dell’auto messe in secondo piano. Tant’è che il direttore tecnico, il tedesco Michael Leiters, ha preso la parola per ultimo.
Il messaggio? La Ferrari Roma sta a quella spensieratezza (di pochi) con il suo nome universalmente riconosciuto che non ha bisogno di altro. Eccelle la contaminazione dell’immaginario. Il resto, che non è mai poco su una Rossa, lo sapete già.
Forse è davvero così, forse anche il sogno di una supercar si alimenta ormai in altro modo. E se Enzo Ferrari si rigirasse nella tomba, potrebbe perfino essere la conferma.
Di sicuro, la Ferrari Roma è il primo segno forte di quel dopo Marchionne a capo delle Rosse, la cui gestione – fino alla sua improvvisa scomparsa nel luglio del 2018 – era diventata indigeribile per la famiglia Elkann-Agnelli.
Piano sequenza: l’anno scorso John Elkann si prende (enfin) la presidenza e affida il ruolo di amministratore delegato a Louis Camilleri, noto come manager del tabacco e di sponsorizzazioni mondiali. Sei mesi fa, il direttore della comunicazione Stefano Lai, uomo di Montezemolo sopravvissuto a sorpresa con Marchionne, viene questa volta mandato via, overnight. Al suo posto, Jane Reeve, nota come manager di lunga esperienza nella moda e nel lusso.
Motori de che? Una nuova era. Siamo a una Ferrari da altri linguaggi, e parola ai mercati.
ps Mi viene solo in mente che Fellini fece recitare tutti gli attori de “La dolce vita” nella loro lingua madre. E dolcevita è diventato il maglione a collo alto che indossiamo.
[…] Camilleri ed Elkann non sono quel che si dice gente di prodotto, profilo che forse più servirebbe adesso alla Ferrari nel momento in cui l’intera industria dell’auto è in profonda trasformazione e a Maranello è in rampa di lancio Purosangue, addirittura un suv (o un fuv come lo chiamano lì per distinguersi), più una elettrica entro il decennio, enfin. Oppure no, magari servirebbe un manager del lusso che venda prima sogni: alla fine del 2019 la presentazione della Ferrari Roma ha segnato a mio parere l’avvio di un cambio di stagione nella comunicazione. […]