Nel libro “Between the lines” di Patrick le Quément che sto recensendo a puntate (qui la prima, la seconda e la terza, cose da #iorestoacasa),  m’imbatto nel capitolo 37 dal titolo succulento: “If I had a Hammer” (il libro è stato scritto in francese, tradotto e pubblicato in inglese, editore italiano cercasi).

Corro subito a quanto le Quément scrive della concorrenza francese, cioè di Citroën e Peugeot.

“Prendete la Citroën Ami 6”, scrive il designer. “Devo confessare di non essere mai stato una persona violenta ma qui sarei stato davvero tentato di assestare bei colpi di martello. Non per provare a migliorare la linea, cosa impossibile, ma come punizione per avere offeso i miei occhi per tanti anni e per aver presentato in questo modo una immagine atroce del design francese per molti anni nel mondo”.

Wow, e meno male che l’Ami 6 è stata prodotta soltanto dal 1961 al 1969… Martellata finale: “Come ha potuto il grande Flaminio Bertoni che ha creato la DS fare poi una simile mostruosità?”.

In tempi appena più recenti, le Quément loda il designer di Psa Gérard Welter per la Peugeot 205 GTI, “sublime”, anche se la stessa persona ha poi fatto la Citroën Saxo e la Peugeot 106, che meriterebbero “pochi colpi di martello” (non è un violento, sostiene): sono “modelli altamente considerati da nessuno se non da analisti che non hanno passione per le auto”.

Chiudo riportando una osservazione di le Quément che riguarda i concept o prototipi e dunque il lavoro più libero dei designer, uno dei tanti giudizi che sono il sale e il pepe del libro. “Questa in genere è l’area in cui i designer sono autorizzati ad avere la più grande libertà di espressione, ed è qui che si può dare il miglior giudizio sul vero valore creativo di una squadra e percepire il senso di frustrazione insito nelle cose quotidiane spesso da rimuovere da quei sogni”. Un lavoro fatto anche di tante rinunce, vero?

(4 – continua)

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