Esiste un design elettrico? Sono anni che il pubblico se lo chiede, aspettando veicoli capaci di sostituire degnamente l’auto di tutti i giorni distinguendosi dalle vetture tradizionali – magari in forma meno bizzarra della efficiente quanto esteticamente infelice Nissan Leaf.

I costruttori francesi sono già attivi sull’argomento, ma sono i tedeschi ora a voler dimostrare di essere preparati a un cambio di marcia. La Bmw ha confermato con le i3 e i8 quanto promesso dalle rispettive versioni concept svelate due anni fa. Il loro design è specifico per la serie “i” dedicata alle propulsioni elettriche e ibride, nome che fa tanto Apple e quindi tanto trendy & hi-tech – anche se ormai la concorrenza di marchi come Samsung ne sta ridimensionando l’aura un po’ spocchiosa. La i3 è ben riconoscibile come Bmw, ma non somiglia a nessun altro modello della gamma e propone scelte coraggiose nella scelta dei materiali interni.

Approccio opposto invece per il gruppo Volkswagen, che antepone la “e” alle versioni elettriche, vedi la e-Up. Per Audi la dicitura si estende in “e-tron”, ma il principio è lo stesso: si tratta di modelli praticamente identici a quelli con motore tradizionale, ad eccezione di alcuni dettagli come le prese d’aria e qualche modanatura. “Non c’è bisogno di travestirsi da designer per essere un designer”, ribatte Walter de Silva, capo del design del megagruppo di Wolfsburg, abituato da sempre a presentarsi elegantemente in giacca e cravatta piuttosto che con improbabili mise da artista.

Sarà il pubblico a indicare se l’investimento per modelli specifici è vincente oppure se sia più assennato elettrificare vetture che sono comunque di nuova concezione e già progettate per accogliere varie forme di propulsione. Anche se a molti può apparire un dettaglio, considerando quanta strada debba ancora percorrere l’auto elettrica in un’Europa in cui l’inaugurazione di sporadiche infrastrutture per la ricarica delle batterie fa ancora notizia nelle cronache locali.

Nel frattempo i designer potrebbero dedicare la loro creatività anche a un bel set di adattatori: chi va a batterie nel Vecchio Continente sa bene che la globalizzazione delle prese elettriche è ben lontana dall’essere raggiunta.

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