Il dubbio ogni volta che si presentano auto piccole, per intenderci le utilitarie di una volta, è sempre lo stesso: ci si riesce a guadagnare? L’ultima, solo in ordine di tempo, ad essere presentata è la nuova Ford Ka, anticipata in forma di concept qualche giorno fa a Barcellona e in arrivo (probabile) nel 2015.

Vendere una piccola in Europa significa perdere soldi”. Ha parlato chiaro Roelant De Waard, responsabile marketing e vendite Ford Europe, quando gli ho posto la domanda. I titoli di coda però possono attendere: “Se puntiamo invece al mercato globale, le economie di scala consentono di guadagnare anche su una piccola”. Soprattutto se, aggiungo io, come nel caso della futura Ka, l’auto si produrrà a basso costo in Brasile. World car: piccoli profitti per grandi numeri. Era anche la strategia della Chevrolet con la Spark. Almeno fino a qualche giorno fa: dal 2015 il marchio americano non sarà più venduto in Europa, privando la Spark di uno dei suoi mercati più importanti e le economie di scala di qualche numero forse decisivo.

Per trovare un equilibrio tra investimenti e guadagni resi minimi dalla guerra dei prezzi, un’altra strada è la condivisione: costi di sviluppo divisi in parti uguali, stesso stabilimento di produzione, auto identica ma con marchi differenti. C’è chi può farlo in casa, come il gruppo Volkswagen con up!, Seat Mii e Skoda CitiGo o i coreani di Hyundai e Kia (fabbriche però differenti) per i10 e Picanto. Oppure, chi la partnership deve trovarla fuori, come Peugeot-Citroen e Toyota: oltre 2 milioni di unità vendute per 107, C1 e Aygo, una formula che continuerà in estate con l’arrivo della nuova generazione. Condivisione anche per Renault e Mercedes: sotto un design differente, le nuove Twingo e Smart, versione ForFour compresa, in arrivo in autunno, saranno identiche (nella foto il concept della Renault Twin’z che anticipa le forme della prossima Twingo). C’è poi chi su una piccola sta costruendo la strategia per il futuro: è il caso di Fiat con la 500, la piccola più venduta in Europa, destinata a diventare un marchio nel marchio (piano simile per Panda).

A giocare da sola rimane Opel, costretta però con l’Adam a costruirsi un’immagine premium per far tornare i conti. Ci riuscirà? Più difficile da trovare piuttosto la sostenibilità economica dei concessionari: su una piccola si guadagna circa 300 euro. Se poi la provvigione, vedi Ford, sarà tagliata nei prossimi mesi di un ulteriore 40% …

Quale che sia la soluzione scelta, concessionari a parte, nel segmento delle piccole conviene esserci visto che il mercato continua a gradire: in Europa le mini car valgono circa 1,2 milioni di pezzi l’anno. In Italia un’auto venduta su 5 è una piccola. Numeri, a dire il vero, nei quali il peso del noleggio a breve termine (rent a car) ha un peso importante, soprattutto nella stagione estiva, con profitti ancora più ridotti al minimo. Le previsioni sono comunque positive: “Nel mondo le vendite delle più piccole cresceranno del 35% e solo in Europa se ne venderanno 500.000 unità in più l’anno”, la stima di Stephen Odell, a capo di Ford Europe. Insomma l’utilitaria è destinata a lunga vita.

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