Ne vedremo ancora delle belle nell’automobile, ma questa mi ha steso. Tardo pomeriggio romano, umidità come Hanoi, a due passi dal centro, rive droite. La Smart inaugura il primo Urban Mobility Store. Urban che? Da cartella stampa: “Un nuovo punto d’incontro per i tanti appassionati di Mercedes Benz e Smart per entrare dalla porta principale nella mobilità integrata del futuro“. “Integrata”, il suono della parola mi fa dimenticare il bicchiere di prosecco caldo che ho afferrato al volo, evidentemente è rimasto troppo sul vassoio. Mi guardo intorno e vedo che nello Store si vendono anche capi di abbigliamento dei due marchi, un remake in chiave moderna di quanto la Mercedes fece nel 1997 in occasione del lancio della Classe A.
Anno zero per Stoccarda, perché la Classe A fu la sua prima piccola che divenne subito di grido (suo malgrado): dei colleghi svedesi la cappottarono nel celebre test dell’alce. E perché quel modello fu più rivoluzionario di quel che pure sembrò: per la prima volta un marchio di lusso scendeva dal piedistallo, oltretutto alleandosi poi per la Smart al geniale orologiaio di Swatch, Nicolas Hayek.
Vabbè, sto divagando. Fuori lo Store, noto che ci sono delle biciclette a marchio Smart, elettriche e ovviamente salate (quasi 3.000 euro), noleggiate a 10 euro con una autonomia dichiarata di 100 chilometri (ma non si rimane mai a piedi, pedali di serie). Dopo aver ascoltato parole di incensamento di Car2go, il carsharing con le Smart che funziona davvero (non a Londra), sento l’impensabile sotto il tetto di un costruttore di quattro ruote: “La bicicletta è innovazione”. A dirlo è Vittorio Braguglia, che non è un dirigente pensionando del marchio della stella ma il manager che dal primo settembre andrà a Stoccarda a dirigere tutti i concessionari Mercedes e Smart d’Europa e il post vendita, essenzialmente servizi finanziari con cui i costruttori guadagnano più che vendendo automobili.
Biciclette uguale innovazione, mobilità integrata? Ma lo sanno a Stoccarda che Braguglia racconta in giro queste cose?
Sorry. L’auto sviluppata – disastrosamente in termini economici – insieme a Swatch è la Smart. La Classe A è 100% Mercedes. E la bischerata all’origine del disastro del test dell’alce è stata firmata dall’Oberkommando del marketing di Stoccarda che impedì di montare di serie l’esp su una vettura la cui dinamica era stata sviluppata per funzionare (appunto!) con l’esp. Ed era proprio la mancanza del dispositivo all’origine del salto mortale del “caso alce”.