La Volvo 240 è un’icona? Yes, e in questo week end ferragostano un comunicato del costruttore svedese (lassù sono già al lavoro) mi ha fatto sapere che fu presentata alla stampa specializzata per la prima volta il 21 agosto del 1974. Quarant’anni fa, un età che fa il paio con certi divi del rock e con altre icone musicali dell’epoca. Tanto per non dimenticare i concomitanti 45 anni di Woodstock, 15-17 agosto 1969, da venerdì a domenica. Salvo che quasi tutti suonarono di più e Jimi Hendrix non chiuse a mezzanotte, ma lunedì 18 alle 9 del mattino (ore 15 in Italia), che sono più o meno le ore in cui state leggendo questo post.
La Volvo 240 è un’icona per tanti motivi. Perché ne sono state prodotte 2,8 milioni nel mondo in 19 anni di vita, perché nel 1976 è stata la prima auto a montare una sonda Lambda con il catalizzatore per andare in California e per tanti motivi che potete leggere sul comunicato (in inglese). Non c’è scritto ma me lo chiedo da solo: e se la prossima Volvo XC90 – in vendita dal 2015 e oggetto di un lunghissimo streap tease da parte del costruttore (un giorno le doti di guida autonoma, un altro gli interni, etc) – fosse una degna erede dal punto di vista dell’innovazione?
Sui motivi iconici della 240 vorrei aggiungere altre due o tre cosette. E’ un’auto che ha fatto tendenza – nei film girati da Woody Allen sulla East Coast c’è praticamente sempre; eppoi secondo me è stata una macchina di sinistra (oddio, nei primi anni 80 in Italia la versione turbo era di moda anche tra i calciatori, una a Roma la guidava Falcao in cui, io interista, una volta mi sono imbattuto). E infine iconica, perché di 240 station wagon ne ho avute due. Comprate usate e rivendute usatissime a un ottimo prezzo. Vabbè, questo non frega. Ma ti ricordi cosa era quella grande Volvo?
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