Il sindaco Marino butta il cuore oltre l’immondizia di Roma e riparte con il freno a mano tirato e inchiodato da Renzi. Tuttavia, se è vero che la città fa un po’ schifo quanto a igiene, fatico a ricordare un periodo in cui è stata pulita. Né mi viene in mente che ci sia stato in passato un simile accanimento terapeutico da parte di un primo ministro e della politica sul sindaco capitolino. Manco a dire che gestire Roma sia poi una cosa da tutti e tutte.
Marino riparte lo stesso e, per una di quelle coincidenze fatali, si ritrova a sua insaputa la città più virtuosa d’Italia in quanto a circolazione di auto elettriche. Quasi il 20% del parco a batterie del parco circolante italiano è a Roma, sostiene un rapporto del centro studi della Continental su dati Aci. Il 19,2% per l’esattezza, seguita da Milano (10%) e Bolzano (6,1%). E il futuro prossimo dovrebbe essere ancora più verde.
Naturalmente bisogna fare la tara ai piccoli numeri (soltanto 3.430 auto elettriche in tutto, di cui 659 nella caput Roma), a uno sviluppo del sistema a zero emissioni insoddisfacente (sul piano nazionale oltre che locale anche se nella capitale abbiamo un noleggio di Smart elettriche) e al fatto che la Norvegia con i suoi tassi record di acquisto di veicoli a volt ce la sogniamo (temperature comprese…).
Eppoi Marino ha appena chiuso un’altra linea di minibus elettrici in centro, probabilmente per il vecchio contenzioso tra l’Atac e la società di assistenza. Colpa sua, colpa di altri, che peccato. Però è vero che il sindaco ha bisogno di una scossa.
Sull’elettrico bisognerebbe fare una riflessione sulla “bolla mediatica” che vi è stata negli anni scorsi. Sembrava che in pochissimo tempo tutti avremmo avuto una EV. Invece la realtà, già allora, era chiara visto che molti parlavano di cose di cui non avevano la minima idea. Pochi modelli, cari, autonomia sempre poco attraente e inadatta per viaggio a medio e lungo raggio, colonnine di ricarica sparse a macchia di leopardo, a volte gratis, a volte con contratti da fare con il singolo erogatore di energia.
Già molti si tirano indietro a comprare un’auto a metano (o gpl) per quei 2-3mila Euro di differenza, figurarsi con un prezzo doppio o giù di lì. Sulla Norvegia, che spesso viene citata senza considerare però i numeri ridottissimi di quel mercato auto, c’è da dire che sfruttano l’ampia rete di ricarica domestica che ognuno ha per evitare che si gelino le auto normali, la rete domestica italiana invece è inesistente visto che al massimo in garage si ha la linea elettrica per una lampadina.
Ma l’ulteriore domanda: c’è un piano nazionale o qualcosa di simile? A me sembra di no o forse è sommerso nei meandri nascosti della pubblica amministrazione.
Questo coinvolge anche il trasporto pubblico visto che autobus EV si stanno affacciando sul mercato, ma pure qui, è utile evidenziarlo, le scelte cadono sul bus a gasolio solo perché “costano meno” (peccato che poi costino un 30-40% in più di costo carburante rispetto al metano…) e così pure l’alternativa del metano viene snobbato dalla maggiornaza delle aziende di tpl, Roma compresa che negli ultimi anni ha comprato solo bus a gasolio.