A Milano è stata finalmente in augurata una prima colonnina di ricarica veloce per auto elettriche. Che per il nostro paese è già una notizia. La mini-stazione di ricarica è molto flessibile, nel senso che lavora in corrente alternata (fino a 43 chilowatt) e in continua (fino a 50 chilowatt) e soprattutto con prese di ogni tipo, dalla CCS Combo 2 alla Chademo passando per la Mennekes. In sostanza, è utilizzabile da una qualsiasi delle auto elettriche presenti sul mercato.

A tutto questo si aggiunge una interfaccia con l’utente piuttosto semplice (almeno così si garantisce), che consente di conoscere lo stato della colonnina, autenticarsi e sbloccare la carica, via app. Il pagamento può essere poi effettuato con QR-code oppure con una più “tradizionale” RFID card. La colonnina è poi integrata nella piattaforma Hubject, promossa da Bmw, Bosch, Daimler e Siemens, che consente a chi viene da un altro paese di ricaricare la vettura con un servizio di roaming come avviene per i telefonini. Tutto quindi piuttosto semplice.

A installare la colonnina a Milano è stata una start-up chiamata Spin8. Una piccola realtà italiana, mi dicono da 75 mila euro di capitale. Tanto di cappello. La domanda però a questo punto è lecita: è mai possibile che sia una start-up a dare l’esempio? E’ possibile che a investire siano i più piccoli e non i più grandi? Cosa fanno Enel e Eni (solo per fare due esempi)? E’ possibile che la pubblica amministrazione non abbia messo un euro sulla colonnina, se non agevolato le pratiche amministrative?

Domande di cui, ahimè, già sappiamo la risposta.

Lascia un commento