Crowdfunding? Se siete un imprenditore che necessita di capitali, al giorno d’oggi avete diverse alternative per chiederli e ottenerli, senza dipendere esclusivamente dal sistema bancario che, anzi, viene sempre più spesso disintermediato con altri strumenti. Basti pensare al crowdfunding e al lending peer to peer, nuove forme di finanziamento nate grazie ad internet.

Secondo lo studio annuale dell’Università di Cambridge, la finanza alternativa, nel 2015 nel Regno Unito, ha erogato 3,2 miliardi di sterline, quasi il doppio rispetto al 2014. In Italia la situazione è un po’ diversa, i numeri sono decisamente più piccoli, ma pur sempre in crescita: nel 2014 sono stati raccolti 56,8 milioni di euro. Grazie a queste forme di finanziamento gli imprenditori possono risparmiare molto, sia in termini di spese per le pratiche, sia in interessi erogati.

Ma cosa c’entra questo con l’automotive? In questi giorni si è tanto parlato del fatto che Elon Musk ha raccolto più di 200.000 prenotazioni per la sua nuova Model 3.  Reuters questa mattina ne conta addirittura 253.0000 nelle prime 36 ore. Un’auto il cui sviluppo non è ancora terminato, la cui produzione inizierà l’anno prossimo e le prime consegne inizieranno (se tutti i tempi saranno rispettati) non prima della fine del 2017, inizio 2018.

Oltre 200.000 persone hanno dato 1.000 dollari a Tesla per riservare il proprio posto in coda ed essere sicuri di avere proprio quella macchina. Significa che Musk ha ricevuto 200 milioni di dollari, gratis, per almeno 18 mesi: quattro volte tutto quello che è stato raccolto in Italia, col crowdfunding, nel 2014!

Sarebbe potuto andare in banca a chiedere denaro, rivolgersi ad amici finanziatori, ma, senza inventarsi nulla, ha semplicemente trasformato i suoi potenziali clienti in finanziatori: dopo gli Apple fan boy, ecco che nascono i Tesla fan boy e lui li “cura” quasi amorevolmente.

Su Twitter Musk dà aggiornamenti circa i pre-ordini raccolti e incinta tutti quelli interessati a non perdere tempo perché i tempi di attesa, visti gli ordini, continuano ad aumentare! Sempre sui social, Sundar Pichai fa i complimenti a Musk, ma a chi chiede all’amministratore delegato di Google se anche lui l’ha pre-ordinata, non risponde. Ancora su Twitter Musk promette un regalino a tutti quelli che l’hanno pre-ordinata e che si sono messi a fare la coda per farlo.

Insomma queste sono sicuramente nuove “frontiere” per fare funding, usando “vecchi” strumenti e non funzionerebbero certo per tutti. In questo caso buona parte del merito va proprio alla “percezione” che il mondo ha di Elon Musk e al fatto che in tanti gli stanno davvero dando fiducia, a torto o a ragione. Come dicevo, certo non a tutti i manager sarebbe riuscito lo stesso colpaccio e la dimostrazione è proprio sotto i nostri occhi: solo qualche giorno fa Ferrari e FCA hanno usato i “vecchi” metodi per raccogliere un po’ di soldi.

Ferrari ha emesso 500 milioni di un titolo con scadenza a 7 anni con una cedola annua dell’1,5% e FCA ha emesso un altro titolo, per 1.250 mln di euro, scadenza 8 anni, con cedola 3,75%. Certo Marchionne ha fatto un affare perché, entrambe le operazioni, sono uscite a tassi molto bassi (soprattutto se tenete conto del fatto che Ferrari è un’azienda senza rating), si tratta inoltre di importi più alti e anche di soldi “sicuri”, nel senso che non sono soggetti alla possibilità che vengano tolti, cosa che invece potrebbero fare i clienti di Musk che hanno piazzato i pre-ordini.

Ma vi immaginate Marchionne, fare il “piacione” su Twitter? Non credo proprio che sarebbe riuscito nell’impresa di Musk, che comunque adesso ha un altro problema: riuscire a soddisfare tutti questi ordini.

Commenti
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    Personalmente sono scettico sulla possibilità che Musk riesca nell’impresa di convertire in ordini più della metà delle prenotazioni.
    Ho visto di molti commenti scritti da gente che l’ha preordinata facendo affidamento sugli incentivi federali, ed è pronta a annullare la prenotazione (con conseguente rimborso) nel caso questi finiscano prima, cosa assai probabile (in fondo stiamo parlando di molte decine di migliaia di prenotazioni sul mercato USA, che saranno solo una parte delle vendite totali EV, e verrano evase tra più di un anno). Se consideriamo che le prenotazioni di Model 3, diversamente da quelle per Model S ed X, sono solo rimborsabili e non trasferibili, si annulla pure il “mercato nero” di chi prenotava per poi rivendere, magari guadagnandoci, il posto in fila ricevuto.
    Altro interessante punto da analizzare è la capacità produttiva di Tesla, che al momento è ben lontana dalla domanda, nell’attesa che la prima Gigafactory diventi operativa.
    Vedremo come andrà a finire, queste sono solo speculazioni, certo è che se anche altre aziende più consolidate prendono il bug del crowdfunding (dopo Pebble, Sony Japan ci aveva provato con uno smartwatch, se ben ricordo) diverrà un problema, non è giusto che il cliente sia costretto a finanziare in anticipo lo sviluppo di prodotti per aziende con consolidati reparti R&D. Capisco la necessità delle startup di raccogliere fondi e legittimare le loro idee, fino ad un certo punto capisco Tesla, che deve in qualche modo farsi garantire dai propri clienti la serietà delle prenotazioni con una caparra (ma non sopporto il fatto che abbiano aperto le danze “a scatola chiusa”, prima di presentare il prodotto, o finalizzare le specifiche), ma spero che non si vada oltre. Anche perché Kickstarter docet, di fregature con il crowdfunding ce ne sono state, e sempre ce ne saranno.

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    Grazie Riccardo per il tuo interessante commento. Sono totalmente d’accordo sul secondo punto e aggiungerei che, oltre al rischio che la capacità produttiva non riesca a soddisfare la domanda, c’è anche il fatto che nuovi modelli di EV arriveranno a breve sul mercato e rischieranno di “diluire” l’effetto sorpresa e novità della Model 3. Per quanto riguarda il credito fiscale, la questione è davvero “spinosa”. Istituito nel 2009, è concesso ai primi 200.000 acquirenti di un EV di ogni produttore di auto: quando il produttore raggiunge questo numero di vendite, il credito è esaurito automaticamente. Alcuni analisti prevedono che Tesla possa raggiungere il suo 200.000 veicolo nel 2018. In questo modo alcuni acquirenti della Model 3 avranno diritto a ricevere il credito, altri no. Matt Stover (di Susquehanna International Group) ritiene che le persone che stanno prenotando nel 2016 la Model 3 non stiano pensando al credito fiscale che ci sarà nei prossimi 2/3 anni e ritiene che il 90% comprerà ugualmente la macchina anche se dovesse essere tolto il vantaggio fiscale. Inoltre è anche vero che il credito fiscale potrebbe essere esteso o rimpiazzato. Molto dipenderà dall’andamento del prezzo del petrolio, dello stato dell’economia e anche dall’efficacia dei “lobbisti” americani. Difficile fare previsioni, anche perchè l’acquisto della macchina è più emozionale che razionale e il fatto che quasi 300.000 persone abbiano prenotato un’auto di cui sanno veramente poco ne è la conferma. Sicuramente seguiremo con interesse gli sviluppi!

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