Anche nel terzo trimestre Gm continua a macinare utili (Ebit- adjusted record a 3.5 miliardi di dollari con un margine di 8.3%), aumentare il fatturato (43 miliardi, +10.3%) e generare cassa dal business automotive (5.2 miliardi al netto di 6.8 miliardi di Capex nei primi nove mesi dell’anno). Tali risultati, come abbiamo più volte sottolineato, sono essenzialmente legati al Nord America, che pesa per oltre il 70% del fatturato e rappresenta il 100% dell’Ebit.

We fully expect 2016 to be another record year for the company, and we expect to generate strong cash flow over the next number of years,” ha dichiarato Chuck Stevens, direttore finanziario di Gm. Probabile, ma ciò non sembra essere sufficiente per gli investitori, che non appaiono convinti che mettere soldi in Gm sia una “compelling opportunity” (come recita la prima e l’ultima slide della presentazione di Stevens).

Martedì, il titolo Gm ha perso oltre il 4%, un andamento che riflette le aspettative degli analisti, i quali ritengono che negli Stati Uniti si sia giunti al picco di un ciclo positivo, e che al massimo il mercato possa mantenersi stabile, ma non crescere: “It’s just amazing how under-owned and under-loved the domestic automakers are. We do believe the peak auto cycle is here. The best we can hope for is this plateau“.

Nonostante gli sforzi da parte di Gm, ed altri costruttori, di focalizzare l’attenzione degli investitori su quanto stia spendendo in tecnologie che oggi come oggi non sono al cuore del business (basti pensare al recente salone di Parigi), ed in mercati emergenti come la Cina, la verità è che il settore ancora non sembra in grado di soddisfare l’appetito di chi cerca condizioni di crescita profittevole nel medio-lungo periodo.

Anche Fiat-Chrysler, come Gm forte di una robusta performance in Nord America, ha presentato una trimestrale con risultati positivi e previsioni al rialzo per fine anno: fatturato superiore ai 112 miliardi di euro, Ebit-adjusted a 5.8 miliardi, profitto netto sopra i 2.3 miliardi. Tuttavia, al contrario di Gm, Fca ha bruciato cassa per 1.2 miliardi di euro al netto di due miliardi di Capex. Di conseguenza, il debito netto industriale é aumentato nel periodo in oggetto di circa un miliardo a 6.5 miliardi di euro. Ciò nonostante, Marchionne ha confermato che entro fine anno sarà inferiore ai 5 miliardi, in pratica lo stesso livello dello scorso anno.

A questo proposito, è bene ricordare che l’ultimo business plan quinquennale di Fca prevede non solo una riduzione del debito, ma addirittura 5 miliardi di cassa entro il 2018, vale a dire un ‘turnaround’ di circa dieci miliardi che ad oggi non si vede come possa essere raggiunto, a meno che non si ricorra ad una cessione importante, ad esempio Magneti Marelli che – guarda caso- si dice che possa valere fino a 5 miliardi.

Secondo Marchionne, la priorità è aumentare l’Ebidta tramite un aumento dei margini a seguito dell’ampliamento della capacità produttiva dei pick-up Ram e dei suv Jeep prevista per il 2017. Anche a parità di volumi, il miglioramento della mix di vendita a discapito delle vetture dovrebbe portare a margini in doppia cifra in Nord America in linea con quelli dei concorrenti, e ad un margine globale superiore al 7% entro il 2018: “The transformation should allow us to achieve best-in-class margins. It continues to be the single largest shortcoming this house has against the competitor class and it has to be overcome.

Lascia un commento