Alla colazione di martedì con i Ceo delle Big 3 (Barra, Fields, Marchionne), Donald Trump è finalmente uscito allo scoperto rivelando la sua agenda per quanto riguarda il settore automobilistico. Trump ha annunciato che semplificherà sia le norme per realizzare le fabbriche che le regole sulle emissioni, smantellando quanto pazientemente costruito finora dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (Epa), a capo della quale ha nominato un noto negazionista del cambiamento climatico come l’avvocato Scott Pruitt, Attorney General dello stato dell’Oklahoma. Uno che, tanto per intenderci, ha già fatto 13 volte causa all’Agenzia e che sul suo profilo Linkedin descrive se stesso come un “leading advocate against the EPA’s activist agenda.”
Di fatto, l’Epa è stata commissariata: ai suoi dipendenti è stato fatto divieto di parlare con la stampa o di pubblicare messaggi sui social media, o di spendere un dollaro fino a nuovo ordine. D’altra parte, già ad ottobre del 2015 in un’intervista a Fox News Trump aveva dichiarato:”Environmental Protection, what they do is a disgrace. Every week they come out with new regulations. They’re making it impossible“.
Ma cosa avrà fatto di così grave l’Epa per suscitare una simile reazione ?
Beh, non più tardi della scorsa settimana, negli ultimi giorni dell’amministrazione Obama, l’Epa ha annunciato che i parametri di consumo dei veicoli fissati per il 2025 saranno mantenuti.
Tali standard prevedono che i costruttori riducano gradualmente nei prossimi anni le emissioni medie dei propri veicoli migliorando l’efficienza dei consumi dall’attuale limite di 35.3 mpg (miles per gallon) a 50.8 mpg, vale a dire da circa 6.7 l/100km a 4.6 l/100km.
L’annuncio dell’Epa è arrivato dopo un lungo braccio di ferro con i costruttori, i quali sostengono che il calo del prezzo della benzina ha reso relativamente meno attraenti i veicoli che hanno consumi più efficienti, prova ne è che la domanda per autovetture nel 2016 é calata negli Stati Uniti dell’8.9% mentre quella per i light-truck (suv, crossover e pick-up) è aumentata del 7.4%.
Inutile dire che i margini dei costruttori sui light-truck, in particolare delle Big 3, sono di gran lunga superiori a quelli delle autovetture, da cui la decisione di spostare la produzione di quest’ultime in Messico e in altri mercati con un basso costo di manodopera, o semplicemente di ridurla o eliminarla, come nel caso di Fca, la cui profittabilità dipende più di ogni altra dalla vendita dei truck.
Ma poi è arrivato Trump, con la minaccia di introdurre pesanti dazi doganali, la promessa di sostanziosi sgravi fiscali, e soprattutto la revisione della normativa sulle emissioni. Ed è cambiato tutto, a cominciare dall’atteggiamento dei costruttori: “We look forward to working with President Trump and members of Congress to strengthen American manufacturing”, ha dichiarato Marchionne, strafelice che il valore delle azioni Fca, dopo l’incontro con Trump, abbia guadagnato il 5.8% e sfondato il tetto dei 10 dollari.
[…] di Trump, un amico mi scrive il suo disaccordo sul post di Lepouquitousse “Le Big 3 si ambientano subito”. Guarda, mi dice, una cosa è che Marchionne, Barra e Fields facciano buon viso a cattivo gioco, […]