La scorsa settimana sono stati pubblicati i risultati finanziari 2016 sia di Ford che di Fca, sui quali per una volta non intendo dilungarmi, salvo concentrare la mia attenzione sui dati che più ci interessano, cioè quelli relativi all’Europa.

Sono consapevole che il perimetro non sia identico per James Farley, leader di Ford Europa, e Alfredo Altavilla, capo della regione Emea di Fca, ma le considerazioni che mi accingo a fare non dovrebbero per questo essere analiticamente meno valide.

A prima vista, sembra che non ci sia confronto: Ford ha fatto registrare un profitto record prima delle tasse di oltre 1.2 miliardi di dollari (1.1 miliardi di euro) con un margine del 4.2%, mentre Fca ha guadagnato circa la metà, 540 milioni di euro con un margine del 2.5%. Il fatturato di Ford è stato di circa 28.5 miliardi di dollari (26.6 miliardi di euro), in linea con il 2015, quello di Fca 21.9 miliardi di euro, +7% rispetto all’anno precedente.

Tuttavia, se approfondiamo l’analisi e andiamo a vedere quali sono stati i “drivers”, notiamo che allo straordinario miglioramento di Ford (+946 milioni di dollari) ha contribuito per una metà la performance commerciale, per l’altra metà la riduzione di costi di materiali e materie prime, mentre nel caso di Fca, volume, mix e pricing hanno contribuito, al netto delle spese, per 318 milioni di euro all’aumento dell’Ebit, pari a 327 milioni di euro.

Inoltre, per capire quale è la tendenza per il 2017, è utile dare un’occhiata ai risultati dell’ultimo trimestre 2016, e si scopre che le cose negli ultimi mesi sono andate diversamente. Se il fatturato di Ford è stato di poco superiore a quello di Fca (6.7 miliardi contro 5.9), a livello di profitto operativo Fca ha guadagnato più di Ford: 197 milioni di euro con un margine del 3.3% (quindi in crescita rispetto all’intero anno) contro 155 con un margine del 2.3% (in netto calo rispetto al dato annuale).

Ford ha già messo le mani avanti, anticipando per quest’anno un impatto negativo di circa 600 milioni di dollari a causa della svalutazione della sterlina. “When Brexit happened we were fully hedged for the first quarter with the stronger pre-Brexit exchange rate,” ha dichiarato Farley a Reuters. “As we enter the rest of the year, especially the second half, we now face the full effects of the weaker sterling.”

Senza contare che dovrà sostenere i costi di marketing legati al lancio della nuova Fiesta ed al rilancio dell’EcoSport.

Fca, al contrario, potrà continuare a contare in Europa sulla relativa debolezza dell’euro rispetto al dollaro, e sull’ulteriore crescita del mercato italiano, che secondo i più ottimisti potrebbe tornare ad un livello vicino ai due milioni di immatricolazioni senza il bisogno di spingere troppo sugli incentivi. Per non parlare di Alfa Romeo e Maserati, uno dei tre “drivers” a livello globale (gli altri due sono il riallineamento della capacità produttiva a favore di suv e truck negli Usa e l’espansione del marchio Jeep) identificati da Marchionne per aumentare l’Ebitda e passare da 4.5 miliardi di debito ad altrettanti di cassa da qui alla fine del 2018.

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