Venendo da Roma in auto si passa su ponte Morandi per andare a vedere – e salirci su, fino alla terza arcata – pont du Gard, qualche centinaio di chilometri più in là in Provenza, costruito dai romani intorno al 17 a.C. Il primo non c’è più, il secondo è ancora lì.

Sul ponte Morandi, esposto pure agli effetti delle emergenze climatiche, passavano migliaia di auto e camion. Sul pont du Gard si va a piedi dalle 10 alle 19. Subisce anch’esso un po’ di effetti da emergenza climatica oltre a un’usura del tempo decisamente più antica della crisi di mezza età del Morandi. Nelle sere d’estate ospita sulle sue pietre un gioco di luci che vale il biglietto, da guardare seduti sulla riva del fiume.

Ponte Morandi è venuto giù il 14 agosto, portandosi via la vita di 43 persone e lasciando una angoscia tale in chi è restato che non sapremo mai.

Ponte Morandi era gestito in concessione da Autostrade per l’Italia, società controllata dai Benetton che dopo quattro giorni ha ammesso soltanto errori di comunicazione. L’opposto di quanto ha fatto il governo Salvini-Di Maio, che nella comunicazione ha reagito di pancia, tecnica con la quale Lega e 5 Stelle hanno vinto le elezioni.

Ponte Morandi è stato inaugurato nel 1967, quando in Italia circolavano poco più di 7 milioni di automobili. Oggi sono poco più di 35 milioni, non ho i dati su camion e bus ma tutti i governi precedenti all’attuale hanno sempre privilegiato il trasporto su gomma con quel che ne è finora conseguito in termini di incidenti stradali, di inquinamento ambientale e acustico.

La manutenzione e la sicurezza del ponte Morandi è affidata fino al 2042 alla società Autostrade, sempre che il governo non riesca davvero a far “decadere” il contratto.

La colpa di questa tragedia è di Autostrade? Per rispondere adesso, mi viene in mente soltanto il paradosso del mentitore: un uomo dichiara “io mento”. Se è vero, è falso. Se è falso, è vero.

Aspettando la giustizia ordinaria e non sommaria, si può però fare subito affidamento sui lavoratori – vigili del fuoco, personale sanitario, polizia e carabinieri, volontari e tutti quegli invisibili che nell’area di Genova garantiscono solidarietà e mobilità – i quali nei giorni scorsi stavano lì e nei prossimi ci resteranno.

Anche per noi che continueremo a vivere a distanza con in testa le fotoelettriche notturne sul ponte Morandi e i disegni di luce sul pont du Gard.

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