Volvo non si quota più e l’Ipo di Nio non è stata un successo. Non sembra proprio un momento buono per andare a chiedere soldi agli investitori, ma Aston Martin Lagonda ci prova e a fine ottobre sbarcherà alla borsa di Londra. Diverse le perplessità sulle valutazioni di un brand che ha più di cent’anni ma che, da quando è stato fondato, è fallito sette volte ed è passato venti volte di mano. Una quotazione da osservare con molta attenzione, perché ha almeno tre punti di interesse che vanno oltre l’aspetto meramente finanziario.

Prima di tutto arriva finalmente in borsa un vero competitor di Ferrari che, fino ad ora, è stata reginetta solitaria del settore auto di super lusso. Anzi, Aston Martin – a differenza della Ferrari, almeno per quanto mostrato finora – coprirà tutto lo spettro di modelli di auto di lusso. Sicuramente un bene per chi deve investire, mentre Ferrari e Aston Martin si prenderanno le misure. Sarà interessante capire chi guarderà negli specchietti di chi.

La quotazione di Aston Martin Lagonda che sfida quella di Ferrari potrebbe forzare la mano al gruppo Volkswagen e spingerlo ad accelerare il progetto di scorporare e portare in borsa una divisione superlusso fatta con Bentley, Bugatti, Lamborghini e Porsche.

Ma il punto più intrigante della quotazione di Aston Martin forse è ancora un altro. Daimler, partner della casa di Gaydon per la fornitura dei V8, dell’infotainment e dei sistemi elettrici, possiede il 4,9% di Aston Martin e, in occasione dell’Ipo, non venderà azioni (a differenza del fondo del Kuwait e di Italian Group Investindustrial che venderanno parte delle loro quote). Un dato che si può leggere pro o contro, a seconda di come lo si guardi.

Da una parte l’accordo con Daimler consente ad Aston Martin di risparmiare in termini di R&D perché sfrutta quella della casa della stella. Dall’altro la lega a doppio filo a una partnership che, qualora dovesse terminare, la metterebbe in condizione di dover ripensare tutto il business e, di conseguenza, il conto economico. Inoltre Daimler è l’unico brand premium a non avere un brand di super lusso: Bmw ha Rolls Royce e Volkswagen ne ha addirittura tre, più Porsche che fa volumi ed è dunque premium e non lusso.

Se a questo aggiungiamo il fatto che gli High Net Worth Individuals cresceranno fino al 2025 con un tasso del 5,3%  e che le auto di lusso, per questa categoria di consumatori, rappresentano il primo driver di spesa, ecco che ci potrebbe stare anche un bel colpo di scena se la casa di Stoccarda decidesse di aumentare la propria partecipazione e prendere sotto la propria ala la casa di Gaydon.

Fatevi un po’ i conti: quanto è entrato nelle casse di Aston Martin e Red Bull per Valkirye? Meno di 200 auto a 2,5 milioni di sterline l’una, senza neanche dover pensare alle emissioni…

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