Esce il film “Hammamet” sugli ultimi giorni di Craxi in Tunisia, lo andrò a vedere. Mercoledì 8 gennaio c’è stata la conferenza stampa di Ghosn a Beirut, dove l’ex capo supremo dell’alleanza Renault-Nissan si è difeso attaccando il sistema giudiziario giapponese. Davvero una curiosa coincidenza; non ho potuto fare a meno di accostare i due luoghi, Beirut ed Hammamet, e la personalità dei due leader, Carlos e Bettino, accomunati dal destino.
Naturalmente, mi auguro che quella di Ghosn non diventi ”una storia finita male” come è stata quella di Craxi, per usare l’espressione del figlio Bobo in un’intervista recente a Repubblica. Certamente, nell’incontro con la stampa internazionale dove ha risposto alle domande dei giornalisti in quattro lingue (libanese, francese, portoghese e inglese), Ghosn ha dimostrato una grande energia ed una forte determinazione a “clear my name” (o come direbbe Bettino, “la mia verità”).
In ogni caso, l’affinità tra questi due uomini straordinari è impressionante: ambedue hanno risollevato le rispettive organizzazioni da uno stato fallimentare e hanno goduto di un potere enorme, spesso esercitato con arroganza, negli anni in cui hanno dominato l’uno la scena politica, l’altro quella economica. Ambedue sono stati accusati di aver infranto la legge, ma non per arricchirsi: semplicemente a un certo punto, più che consapevoli di quanto erano riusciti a fare (Ghosn ha più volte ricordato la “mission impossible” che gli era stata affidata), hanno smesso di distinguere tra la propria sfera personale e quella aziendale. Nissan era Ghosn, il Partito Socialista era Craxi.
È normale quindi che ambedue abbiano fatto o facciano fatica ad ammettere quanto viene loro attribuito, frutto di consuetudini probabilmente note a tutti. E che ambedue si sentano perseguitati e gridino al complotto, attribuendo le colpe alla magistratura – l’una manovrata dagli americani, a dire di Craxi, l’altra collusa con Nissan, a dire di Ghosn. E che ambedue abbiano scelto di sottrarsi alla giustizia, scappando in un paese amico.
Certo è che le due organizzazioni senza di loro sono crollate: i socialisti in Italia sono scomparsi e la Nissan, dopo aver pompato per anni nelle casse di Renault centinaia di milioni, nei primi mesi del 2019 ha subito un calo dei profitti del 90%. Soprattutto, secondo le rivelazioni di Ghosn, dopo il suo arresto Renault ha perso l’opportunità di un accordo con Fca a favore di Psa.
Da Parigi hanno smentito. Di sicuro Ghosn aveva un eccellente rapporto con Marchionne (un altro come lui), mentre non è mai andato d’accordo con il suo azionista Macron, il quale più volte gli aveva chiesto un piano di successione e nel 2015 deciso senza dargli alcun preavviso di aumentare i diritti di voto del governo francese in Renault. “This is where the problem started”, ha detto Ghosn ai giornalisti.