Quando si diceva: un outlook non si nega a nessuno. Insomma una previsione a breve, quale che sia perché se poi risultasse sbagliata non succederebbe nulla, nemmeno a chi è pagato un mucchio di soldi per fare solo questo. Ma nell’auto oggi non è più così: un outlook si nega. Chi ha provato a darlo a investitori e media come il gruppo Bmw, in maggio ha dovuto rimangiarsi l’outlook fatto a marzo. Naturalmente peggiorandolo.

L’auto e la sua industria globale vivono senza outlook per colpa del Covid-19. Tutte le multinazionali hanno dichiarato nelle loro conferenze annuali di bilancio di navigare a vista almeno per quest’anno, perché non sanno – come tutti noi – se e come ci sarà una seconda ondata del virus che potrebbe portare finanche a nuovi lockdown. Dietro potrebbe nascondersi altro – tipo, approfitto della crisi per rimettere a posto i conti tagliando qua e là – ma mi attengo all’ufficialità.

Ai tempi del Covid-19, le uniche certezze sono le solite: lavarsi più spesso le mani, il razzismo, indossare una mascherina nei luoghi chiusi, la discriminazione femminile e cose così.

Vivere senza outlook non è una passeggiata, pratica che pure ai tempi del virus è tornata alla grande. Tempi duri: la presidentessa della Bce Christine Lagarde ha definito la ripresa – perché una ripresa ci sarà, più poi che prima – “desincronizzata e incompleta”.

Così, mi sembra di capire che l’industria dell’auto stia innanzitutto “desincronizzando” gli investimenti. Cioè: con questi chiari di luna, dove metto i soldi? Il grande movimento in corso riguarda i due capitoli più onerosi per ricerca e sviluppo: elettrificazione ed automazione.

Con meno cassa e più incertezza a disposizione, l’auto taglia la seconda o dirotta denaro dalla seconda alla prima. Perché la prima dà più certezze di un ritorno del capitale investito, anche alla luce della politica che, soprattutto in Europa, ha messo al primo posto nella mobilità la promozione della sostenibilità. Costi quel che costi.

Certo, Volvo si accorda ancora con Waymo per sviluppare insieme un veicolo a guida autonoma, ma Waymo fa solo questo nella vita. Mentre per esempio Bmw e Mercedes hanno deciso di sospendere il lavoro comune sul self driving perché hanno altre priorità.

Da nord e da ovest arrivano molti segnali di questo tipo, meno dall’Asia, dove l’automazione della mobilità continua a essere spinta in parallelo. E ciò perché lì, evidentemente, sono più avanti sui processi di elettrificazione, a cominciare dalla leadership Toyota sull’ibrido a quella sull’idrogeno di Toyota, Honda e Hyundai-Kia fino al dominio della Cina nella produzione di batterie per veicoli elettrici.

L’americana Tesla è la prova del budino, infatti vola in borsa dove si scommette sul futuro: nel suo piccolo, è già elettrica, è già (parzialmente) automatizzata e ha già una fabbrica di batterie.

Eccezioni che confermano la regola a parte, vedo un rischio: che l’outlook (con tutti i suoi processi) negato dal Covid-19 rallenti di più l’innovazione in occidente creando un nuovo gap rispetto all’industria asiatica. Dopo quello sull’elettrificazione, per noi sarebbe un altro guaio. Enorme, avendo valore geopolitico.

Se poi ho sbagliato outlook come Bmw, meglio così. Gli azionisti di questo blog siete solo voi lettori, e deciderete.

@fpatfpat

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