Autonews.com, il punto di riferimento per il mondo globale dell’automotive ed in particolare di quello americano, ha dedicato un lungo articolo all’analisi del cda di Stellantis, l’azienda che nascerà dalla fusione fra Fca e Psa (qui tutti i dettagli).

Il sito ha fatto garbatamente notare l’assenza nel nuovo organismo di esponenti dell’automotive Usa (a partire da Mike Manley, amministratore delegato di Fca) il che segnala un problema non piccolo visto che il nord America vale quasi la metà del fatturato pre-Covid di Stellantis. Tuttavia, pur sottolineando la preponderante presenza italiana e francese nel cda, Autonews.com ha aggiunto un apprezzamento per la nomina di  esponenti di grandi società multinazionali in grado di portare la loro esperienza in un gigante dell’auto che origine franco-italo-americano.

La composizione del cda di Stellantis ha suscitato qualche mal di pancia anche in Italia, là dove meno te lo aspetteresti: nei sindacati metalmeccanici. Già, perché una delle novità della fusione era stata l’annuncio che fra gli 11 membri del cda aziendale sarebbero stati ammessi due rappresentanti dei lavoratori, uno da parte francese e uno dei dipendenti Fca.

Promessa mantenuta solo formalmente. Perché per rappresentare i lavoratori Psa i francesi hanno scelto Jacques de Saint-Exupéry, manager di nobile lignaggio che da una trentina d’anni cura le relazioni sindacali in Peugeot, mentre gli italiani hanno indicato Fiona Clare Cicconi, manager anglo-italiana, responsabile delle risorse umane  in AstraZeneca, gigante anglo-svedese della farmaceutica.

Ma Psa e Fca avrebbero potuto comportarsi diversamente? Difficile dirlo. Tradizionalmente il fronte sindacale francese è piuttosto debole mentre quello che fa capo a Fca attraversa un momento davvero particolare. Com’è noto, il maggior numero di dipendenti di Fca si trova negli Stati Uniti dove  ormai sfiorano quota 90.000 contro i circa 50.000 italiani e i 30.000 brasiliani. Inoltre i dipendenti Usa di Fiat Chrysler sono rappresentati da un sindacato unico mentre quelli italiani sono divisi fra almeno 7 organizzazioni. In Brasile poi il sindacato quasi non esiste. Dunque se i lavoratori Fca avessero potuto eleggere il loro rappresentante nel cda, molto probabilmente la poltrona sarebbe andata a un dirigente sindacale con passaporto a stelle e strisce. Esito imbarazzante per l’azienda data anche l’esclusione dal cda di Manley (che per altro è inglese).

Ma c’è un’altra ragione che deve aver sconsigliato Fca dall’intraprendere la strada della consultazione sindacale: la crisi gravissima del sindacato americano Uaw (United Automotive Workers). L’ex presidente dell’Uaw, Dennis Williams e il suo successore Gary Jones, nei giorni scorsi sono stati condannati da un tribunale di Detroit per  aver sottratto più di un milione di dollari dalle casse del sindacato. Nel caso sono coinvolti una dozzina di leader del sindacato a vario titolo. Alcuni sono stati condannati a più di 5 anni di prigione.

In questo contesto la scelta di Fiona Cicconi si spiega con il curriculum di questa manager che ha sempre lavorato in grandi aziende (Cisco, Roche, GE e altre) note per una politica attenta e aperta verso il personale. AstraZeneca è fra le prime multinazionali farmaceutiche nel mondo con i suoi quasi 25 miliardi di dollari di fatturato e circa 50.000 dipendenti (650 in Italia). L’85% dei lavoratori AstraZeneca ha fatto corsi di formazione nell’ultimo anno di lavoro ed è anche alta la percentuale dichiarata di soddisfatti dell’ambiente di lavoro nel quale operano. Non sarà facile, ma trasferire questo clima in Stellantis sarà una delle priorità di Carlos Tavares.

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