Elon Musk si compra la Silicon Valley Bank, fallita nello spazio di un mattino? “Aperto all’idea”, ha scritto Musk in un tweet, dopo che l’istituto di Santa Clara è andato all’aria improvvisamente. O come ha scritto Felix Salmon di Axios, “i fallimenti di banca sono come i bus: non li vedi per una vita e poi ne arrivano due insieme”. Certo che dopo il botto di SVB e quelli recenti delle criptomonete come fossero diversamente Lehman Brothers, c’è un po’ da stringere.

Elon Musk occhieggia Silicon Valley Bank perché, dicono quelli bravi, una banca potrebbe tornargli utile per integrare meglio in Twitter nuovi servizi a pagamento. Ma in epoca digitale c’è bisogno di un sistema (mal)collaudato di una banca fisica? Mah. O almeno non ricomincia da zero.

Elon Musk cinguetta sulla Silicon Valley Bank più probabilmente perché è così che si fa per restare al centro della scena e perché quando si ha un impero come il suo è sempre bene provare a garantirsi nuovi approvvigionamenti dove c’è una opportunità. Alla fine del 2008 non salvò in qualche modo Tesla anche grazie al primo contratto da 1,6 miliardi di dollari della Nasa con la sua Space X? E poi di banche Elon Musk qualcosa ne sa: sulla via degli Stati Uniti dal Sudafrica, da ragazzo fece una stage in Canada alla Bank of Nova Scotia. Tutto fa brodo.

Il probema è che Elon Musk, buttando lì i suoi caratteri sulla Silicon Valley Bank, sta facendo tremare di nuovo gli azionisti di Tesla. Sono gli stessi che lo accusano di aver sperperato in Twitter, più che 44 miliardi di dollari, tempo e attenzioni che sarebbe stato meglio dedicasse al marchio di auto elettriche.

Quanto potrebbe assorbirlo una banca fallita, fanno capire preoccupati? Già le cose vanno così così. Non solo quando gira per la sede di Twitter a San Francisco il loro Elon sta con due guardie del corpo che lo seguono anche in bagno (come ha fatto sapere lui stesso), ma l’1 marzo scorso non ha convinto i mercati spiegando i piani di Tesla senza offrire vera ciccia.

“Elon is not wrong”, cinguetta contemporaneamente a sorpresa Cassandra B.C., alias Michael Burry, atipico boss di un hedge fund che alla vigilia della crisi dei subprime del 2007 scommise sul crollo del mercato immobiliare americano guadagnando una montagna di soldi per poi mettersi in proprio (sulla sua storia ci fecero un bel film, “The Big Short”). Cassandra da qualche anno ha nel mirino Tesla, sostenendo che è una bolla “sempre più grande”. Ora, per una volta dà ragione a Musk, non sulla SVB ma su un’altra storia che non c’entra niente. Mai successo. E se Elon non sbagliasse nemmeno sotto la banca?

@fpatfpat

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