L’intelligenza artificiale (AI nel più diffuso acronimo in inglese) è la madre di tutte le automobili di domani. Ecco perché la sbandata ai vertici di OpenAI, la società californiana che un anno fa ci mise a disposizione la prima stupefacente versione di ChatGPT con una capacità di dialogo come fosse una intelligenza umana (molto più rapida), riguarda da vicino anche l’automotive.

Sam Altman, il creatore di OpenAI (inizialmente con Elon Musk il quale poi abbandonò perché voleva essere un uomo solo al comando), è stato dimissionato venerdì scorso dal board con l’accusa di non essere stato “costantemente sincero nelle sue comunicazioni”. Al suo posto è stato scelto lunedì Emmet Shear, ceo fino al marzo scorso di Twich, dopo un interim di 48 ore di Mira Murati, la chief technology officer. Tre ceo in tre giorni è un record che nemmeno Fiat ai tempi bui delle porte girevoli avrebbe battuto.

Un record che segnala quanto sia profonda la spaccatura all’interno di una società che vende esclusivamente futuro, nata con l’obiettivo non profit di salvare il mondo dai pericoli della stessa AI e oggi con un potenziale valore molto profit fra gli 86 e i 90 miliardi dollari.

Le convulsioni di OpenAI hanno coinciso con le dimissioni passate in sordina di Kyle Vogt, ceo di Cruise, la società controllata da General Motors che sperimenta la guida autonoma per il colosso americano. Era facile fino al 24 ottobre scorso imbattersi a San Francisco in uno dei robotaxi di Cruise, fermati dal California Department of Motor Vehicles dopo un incidente che aveva provocato la morte di un pedone.

La licenza – necessaria per tutte le sperimentazioni in corso da parte di alcuni costruttori in diversi Stati americani perlopiù concentrate in California, Arizona e Nevada – è stata sospesa finché le auto robot di Cruise e GM non risponderanno a maggiori requisiti di sicurezza e affidabilità. Significa una ulteriore messa a punto dell’intelligenza artificiale nelle applicazioni di guida su strada, che pare debba ancora imparare molto dai nostri scienziati patentati.

Non è l’unico paradosso. Quel che succede ad OpenAI e a Cruise dimostra anche che l’intelligenza umana fatica a stare dietro ai progressi di AI.

Tre ceo in tre giorni e un ceo che paga subito per gli errori del robot (“Cruise è ancora in una fase di partenza”, l’addio di Vogt) sono tempi da battito di ciglia difficili da accettare per una industria dell’auto abituata a programmarsi a lustri. AI è poi parente stretto di software: in casa Volkswagen, la divisione dedicata allo sviluppo delle piattaforme software Cariad ha avuto già due ceo in tre anni di vita, oltre al fatto che il ceo del gruppo Herbert Diess che l’ha creata è stato defenestrato anche per i problemi accusati proprio da Cariad.

Il clamoroso caso di OpenAI e del suo boss fatto fuori al culmine di un successo planetario parla all’auto con un ulteriore paradosso: quando la tecnologia che stiamo sviluppando ci sorpassa in modo azzardato provocando un incidente, si nasconde dietro chi gli sta insegnando a correre di più.

Quasi dieci anni fa, Elon Musk definì l’intelligenza artificiale “la più grande minaccia esistenziale per l’uomo”, rompendo ufficialmente per questo motivo con Larry Page di Google e creatore di Waymo, la divisione per la guida autonoma, e poi con Altman di OpenAI (per inciso, chissà che diventi un nuovo caso Steve Jobs andata a ritorno dopo essere stato subito assunto da Microsoft, azionista di OpenAI al 49% senza uno straccio di sedia nel cda).

Musk, che si fida solo di se stesso soprattutto per banali motivi di business, ha creato x.AI, società dedicata alla sua intelligenza artificiale con cui sistemare tra le varie attività la guida autonoma di Tesla, quell’Autopilot da lui dato per “full self driving” da anni e da anni sotto inchiesta delle autorità federali americane per alcuni incidenti.

Nulla che possa spingerlo ad autodimettersi o a essere dimissionato (né si chiama Altman, nome che per altro si presta a un facile  gioco di parole alt+man). L’impressione è che si sbanderà a lungo con AI o senza, restando ancora così umani.

PS Oggi 22 novembre, Altman ritorna a OpenAI. Come Jobs, avevo anticipato. Subito però, tempi moderni.

@fpatfpat

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