Eni vidi vici, non c’è refuso nelle parole dell’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi, secondo cui la transizione europea all’elettrico nell’automotive con il corollario del bando alle endotermiche nel 2035 è da “ideologia insulsa e ridicola”. Giulio Cesare mi perdonerà, ma Descalzi sa come vincere in modo ancora più veloce. E’ a capo di una delle maggiori compagnie petrolifere del mondo? Liquida l’auto elettrica. Geniale. Einstein spiegherebbe che l’intuizione non è altro che la conseguenza di una precedente esperienza intellettuale.

Schierare l’Eni in questi termini dalla parte di chi chiede a Bruxelles di rinviare in Europa il bando delle endotermiche dal 2035 fa fare passi indietro alla causa. E’ così che si provocano danni anche alle intelligenze critiche del provvedimento, quelle che discutono con chi è a favore attraverso ragionamenti di altro spessore. Che spesso non condivido, ma che apprezzo quando non si usano toni da stadio, se non da curva (e parlo da interista, pour cause).

Eni vidi vici, l’Europa della transizione energetica ha bisogno di ben altri condottieri, vivendo una stagione di debolezze e divisioni, come si è visto anche sui nuovi dazi per l’import di veicoli a batteria cinesi. Condottieri che sappiano rimettere mano ai propri errori, consapevoli che l’auto elettrica cinese avanza perché la nostra è stata fatta volutamente rallentare, perfino uccisa nella culla in America prima che inevitabilmente tornasse su strada. E’ ora di lavorare in altro modo per recuperare terreno, e magari ambire un giorno a il sorpasso.

Eni vidi vici, piuttosto mi piace pensare che il tipo di Europa evocata da Mario Draghi possa essere – più prima che poi – una risposta necessaria. Anche perché, dietro l’auto elettrica cinese, si muove un paese che da fabbrica del mondo vuole trasformarsi in una società di consumi, tech e di qualità. E che, mentre noi incespichiamo sulla percentuale dei dazi, corre per il primato su altri fronti dell’energia e della tecnologia. Tutti molti connessi all’automotive:  come l’idrogeno, di cui la Cina è già attrice protagonista con un quarto della produzione mondiale, o la rete 6G, con primo test al mondo nel luglio scorso e promessa di commercializzazione entro il 2030.

Vite parallele, di cui Plutarco, che ci ha lasciato la celebre frase di Giulio Cesare e non quella pur senza refuso di Descalzi, è stato maestro.

@fpatfpat

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