Sora Camilla o Bella di Torriglia, Mario Draghi sembra avere lo stesso destino del celebre proverbio italiano: tutti lo vogliono e nessuno lo piglia. Draghi ha provato a dare la sveglia all’Europa con il suo rapporto sulla competitività, ma l’Europa non è intenzionata a svegliarsi. “Whatever it takes“, mi viene da dire, citazione inclusa. Meglio tirarlo per la giacca qua e là secondo la bisogna, alzando gli occhi al cielo quando parla di 800 miliardi da spendere annualmente a debito per non finire schiacciati fra Usa e Cina.
Nel suo report sulla competitività, Draghi non ha mancato nemmeno l’appuntamento con il 2035, quando l’auto elettrica sarà l’unica vendibile in Europa mentre l’endotermica sarà messa al bando. Decisione della Commissione europea precedente, che la nuova è chiamata a posticipare. Non da tutti. E in modo, a dire il vero, un po’ confuso e strattonato. Un po’ come viene trattato Draghi.
Rinviate il 2035, si chiede in ordine sparso. Ieri, a nome di tutti i consumatori uniti che non possono permettersela perché troppo cara. Oggi, a nome di un’industria o meglio, parte di un’industria che dopo aver fatto cassa con prezzi alle stelle nel dopo Covid, adesso arranca e pensa a tagliare i costi a partire dal lavoro, da Volkswagen a Stellantis.
Nel mezzo sono successe anche cose curiose. Le auto elettriche sono andate a ruba appena alcuni governi europei hanno messo degli incentivi (o vendite a picco appena li hanno tolti, vedi la Germania), come è accaduto per il leasing sociale alla francese o ai nostri 200 milioni di Ecobonus, finiti in otto ore come fosse una svendita di tv oled. Tutti acquirenti benestanti? A luglio una nota del ministero del Made in Italy informava che per l’auto elettrica “il 61,7% delle prenotazioni è stato effettuato da persone fisiche. Di queste, il 25,9% è relativo a soggetti con basso ISEE, per un valore di bonus pari al 35,6% del totale prenotato”. “Basso ISEE” sta per entro i 30mila euro lordi annui, più o meno il prezzo di listino di una Fiat 500 a batteria base o il compenso medio dichiarato dai balneari (circa 26mila euro nel 2022), categoria molto cara al governo Meloni.
Una domanda: che sarebbe successo a questa strana corsa all’acquisto se il Mimit avesse rinnovato subito e con una programmazione seria gli incentivi per le elettriche, invece di prometterli in un futuro a vanvera? Una risposta, tanto per dire che ne esistono diverse: nel giugno del 2009, il Congresso Usa stanziò 1 miliardo di dollari per “cash for clunkers”. Soldi da dare ai consumatori fra luglio e novembre per rottamare la vecchia auto, comprarne una nuova e salvare l’industria di Detroit dal collasso e in parte l’economia dalla recessione nel post fallimento Lehman Brothes. Il miliardo finì in fretta il 31 luglio: in pieno agosto, il Congresso approvò un altro miliardo di incentivi.
Il governo Meloni si distingue per guida spericolata sulla richiesta di rinvio del bando alle endotermiche nel 2035. Vendendosi alleanze in Europa non confermate e mettendo insieme disinvoltamente un bravo a Draghi e un no al Green Deal, pacchetto in cui la mobilità sostenibile è elemento centrale.
Draghi ha scritto altro sul tema. La prima è che il divario dell’Europa con Usa e Cina – sull’auto elettrica e non solo – è tecnologico. Cioè è colpa nostra se a suo tempo abbiamo delocalizzato in Cina produzioni e intelligenze per fare più profitti, senza investire a casa propria tenendo la barra dritta sull’innovazione. Come invece hanno fatto loro. La seconda di Draghi mi sembra l’abbia notata soltanto l’amico Riccardo Ruggeri: per colmare il gap, degli 800 miliardi – quelli che hanno fatto rabbrividire frugali e non frugali come noi – 450 sono solo per la transizione energetica. Cioè più della metà al Green Deal. Amen.
(English version) The 2035 of Mario Draghi
Like Sora Camilla or Bella di Torriglia, Mario Draghi seems to have the same fate as the famous Italian proverb: everyone wants him, and no one takes him. Draghi tried to wake up Europe with his competitiveness report, but Europe isn’t ready to awaken. “Whatever it takes,” I can’t help but say, quote included. It’s better to tug at him here and there as needed, rolling our eyes when he speaks of 800 billion to be spent annually in debt to avoid being crushed between the U.S. and China.
In his competitiveness report, Draghi didn’t miss the 2035 deadline, when electric cars will be the only ones sold in Europe while internal combustion vehicles will be banned. This was a decision by the previous European Commission, which the new one is asked to delay —though not by everyone, and frankly in a somewhat confused and awkward manner. A bit like how Draghi is treated.
“Delay 2035,” some ask, in no particular order. Yesterday, on behalf of all united consumers who can’t afford it because it’s too expensive. Today, on behalf of an industry—or rather, part of an industry—that after making a fortune with sky-high prices post-COVID is now struggling and thinking about cutting costs, starting with labor, from Volkswagen to Stellantis.
Curious things also have happened in between. Electric cars sold out as soon as some European governments offered incentives (or plummeted when they were removed, as seen in Germany), similar to France’s social leasing or our 200 million Ecobonus, which vanished in eight hours like a clearance sale of OLED TVs. Were all buyers wealthy? In July, a note from the Ministry of Made in Italy informed that for electric cars “61.7% of reservations were made by individuals. Of these, 25.9% relate to low ISEE individuals, accounting for 35.6% of the total reserved value.” “Low ISEE” means under 30,000 euros gross per year, roughly the list price of a basic Fiat 500 electric or the average income reported by beach operators (around 26,000 euros in 2022), a category very dear to the Meloni government.
One question: what would have happened in this strange rush to purchase if the Mimit had immediately renewed the incentives for electric cars instead of promising them for some vague future? An answer, just to say that there are several: in June 2009, the U.S. Congress allocated 1 billion dollars for “cash for clunkers.” Money to give consumers between July and November to scrap old cars, buy new ones, and save Detroit’s industry from collapse and partly the economy from recession post-Lehman Brothers failure. The billion ran out quickly by July 31: in mid-August, Congress approved another billion in incentives.
The Meloni government stands out for reckless driving in requesting a postponement of the ban on internal combustion vehicles in 2035. Selling unconfirmed alliances in Europe and throwing in a compliment to Draghi and a no to the Green Deal, where sustainable mobility is a central element.
Draghi has written more on the subject. First, the gap between Europe and the U.S. and China—on electric cars and beyond—is technological. It’s our fault for having offshored production and intelligence to China for higher profits, without investing at home while keeping a steady course on innovation, as they did. The second point seems to have been noticed only by my friend Riccardo Ruggeri: to bridge the gap, of the 800 billion—that made both frugal and non-frugal people shudder—450 billion are solely for the energy transition. That is, more than half for the Green Deal. Amen.