“Heritage”, in inglese suona meglio che “eredità” in italiano. Salvo poi utilizzare la ricchezza del nostro vocabolario ed estendere “heritage” per esempio a “patrimonio ereditato dal passato” (Treccani), a storia che ci fa capire il futuro (non sempre). A Torino, dentro Mirafiori – che in quanto a “heritage” non ha nulla da invidiare a niente e nessuno al mondo – c’è l’Heritage Hub di Stellantis, nato come Fca Heritage con Fiat, Alfa Romeo, Lancia e Abarth e poi con la fusione Fca Psa allargato a 14 marchi. Per forza e non per amore: dubito molto, per dire, che Dodge o DS pensino un giorno di animare l’hub torinese.
La recente e stupefacente nomina a boss di Stellantis Heritage di Davide Grasso, amministratore delegato di Maserati dal 2019, mi fa tornare a scuola, quando faticavo sulla Divina Commedia di Dante. L’Inferno era sicuramente più avvincente del Paradiso, e Stellantis Heritage sembra assomigliare più al primo che al secondo. Luogo di punizione.
La vera “heritage” di Grasso non è l’automobile ma Converse, il celebre marchio di scarpe sportive del gruppo Nike di cui è stato numero uno prima di sbarcare a Modena in modo altrettanto stupefacente. Un paio di All Star è decisamente più noto di una Quattroporte, potendo giusto contare su 101 anni di “heritage” dall’idea del giocatore di pallacanestro Chuck Taylor.
Grasso al volante di Maserati è stata una scommessa (intelligente, per quanto mi riguarda) di Mike Manley, ad di Fca dopo la scomparsa di Sergio Marchionne. Innestare una cultura altra in un marchio storico che non decollava, senza smalto e mercato. Le cose, dopo un lancio intrigante, sono però andate male: Maserati ha conti pericolosamente in rosso, il ceo di Stellantis Carlos Tavares ne ha dato sbrigativamente la colpa al marketing e Grasso è stato sacrificato. Spedito al Stellantis Heritage, e posso immaginare perché la sua buonauscita dal gruppo fosse troppo onerosa in questo momento. Chissà se presto saluterà, dopo essersi presentato ai media in modo spiritoso citando la vita breve degli allenatori di calcio, il giorno seguente la sua nomina.
Ma Stellantis Heritage è l’Inferno? Dante, al più, avrebbe trattenuto Grasso nel Limbo, primo cerchio, lì dove stanno coloro senza fede ma non puniti davvero per aver commesso qualche peccato.
Il dubbio se sia l’Inferno mi viene perché nel 2016, all’allora Fca Heritage, Marchionne spedisce sempre in modo stupefacente Roberto Giolito, vice presidente del design del gruppo per l’area Emea e premiato autore di piccoli grandi capolavori come la Fiat Multipla e la nuova Fiat 500 del 2007. Sembrò una punizione come adesso per Grasso, anche se Giolito aveva per contro la massima competenza per gestire un tale “patrimonio ereditato dal passato”. Credo di nuovo che Dante li avrebbe sistemati insieme non oltre il Limbo, non riesco proprio a considerarli gravi peccatori. Sono altri a esserlo.
Stellantis Heritage: e se fosse il Paradiso, mi suggerisce un’amica? Lei non si chiama dantescamente Beatrice, ma ha ragione: è dietro quella porta di Mirafiori che esiste un passato che non passa, ricco di Fiat, di Lancia e di tanto altro che luccica sotto un cielo automobilistico oggi carico soltanto di nuvole e CO2. Mi verrebbe da dire “lasciate ogni speranza voi che entrate”, ma su Mirafiori e sul suo destino c’è solo da tornare seri.