Dazi, non ho fatto un sogno ma è una cosa che mi trapana il cervello perché non riesco a capire il perché di Donald Trump. Oppure lo capisco bene, soprattutto sui dazi al 25% per le auto importate e sul suo odio per i tedeschi (e ancora non si sono riarmati) e per tutti noi europei “parassiti” che infatti viviamo ancora di sanità pubblica, ma poi il trapano torna. “Liberation day”, “dichiarazione di indipendenza economica” sostiene il presidente Usa, anche se l’unica vera indipendenza statunitense arriverà nel 2026 con i suoi 250 anni da festeggiare insieme. Spero, perché Trump sta demolendo il sogno americano.

Dazi, I have a drill, provo a ragionare ma l’idea mi trapana il cervello (ChatGPT mi suggerisce che la lingua Usa utilizza altri immagini invece del trapano per dire la stessa cosa, vabbè, atto di resistenza all’intelligenza artificiale). Ma come fa questa Amministrazione di pericoli pubblici a stimare 6.000 miliardi di dollari di entrate tariffarie in più se i dazi sarebbero stati decisi per costringere le multinazionali a investire negli Usa spostando lì la produzione? Non si ridurrebbe così quel valore delle importazioni, invece di arricchire l’America? Oppure, sempre il trapano: se i dazi funzionassero e l’America First ci si arricchisse davvero, non vorrebbe dire che sta importando sempre più beni (e auto tedesche) invece di far crescere la produzione in loco?

Dazi, I have a drill, solo la tv mi distrae e mal me ne incolse. I have a dream, era Martin Luther King e fa solo orrore la sproposito di Marine Le Pen. E mi dico che questa insensata guerra commerciale non sarebbe quasi nulla quando vedo che Trump continua a coprire Netanyahu, e dunque anche l’ultima strage israeliana di paramedici a Gaza (video del New York Times) o Putin, e dunque anche l’ultima strage di bambini in Ucraina. Siamo in balia di mostri.

Torno ai dazi e mi soffermo su quanto scrive Michael Froman, presidente del Council on Foreign Relations ed editore fra l’altro di Foreign Affairs, sul protezionismo sgangherato di Trump. Certo, critiche da Realpolitik, ma non da covo di comunisti: “E’ anche importante ricordare che l’approccio adottato dopo la seconda guerra mondiale ha inaugurato un’era di prosperità economica americana senza precedenti e di performance superiori, che ha attratto investimenti esteri, stimolato l’innovazione e contribuito a creare una rete duratura di alleati e partner che ha permesso agli Stati Uniti di proiettare un potere immenso in tutto il mondo. Ovviamente è ancora presto, ma resta la questione se qualsiasi sistema alternativo venga messo in atto ora produrrà benefici simili per il popolo americano, per non parlare del resto del mondo”.

@fpatfpat

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