Chi non sa chi è Chris Bangle ignora un bel pezzo di storia automobilistica. Per dirla alla Wiki, Opel, Fiat, Bmw, panchine da Langhe giganti, Red Space EV e tante altre cose cui ha lavorato e lavora senza che si sappia per volere del committente, nel mondo dell’auto come in qualche altrove. Bangle, che poi per me è Chris avendolo incontrato più volte in un Salone o nella sua Clavesana, ormai antica residenza italiana, ha scritto un libro, “Leggere tra le righe del Car Design”, Minerva editore. Americano dell’Ohio (come J.D. Vance, purtroppo), ha deciso di mettere qualche virgola a quarant’anni di lavoro e dire a tutti quel che in genere immagino dica al figlio Derek. O a noi giornalisti, quando siamo stati fortunati o siamo riusciti a capirlo.
Che ci vuole a recensire il libro di Chris Bangle, mi pregusto,102 capitoletti di una pagina o di una e mezzo, corredati da suoi sketch e grafici e frecce e sottolineature in facile stampatello? Mi armo di un paio di post-it, spero in un pizzico di memoria residua, una matita, sai che ci vuole. Leggo, ma dopo un po’ vado in crisi. Il risultato è qui sotto.
Il problema è che Chris Bangle scrive un po’ come un tempo si insegnava a diventare bravi giornalisti, quella cosa che ogni frase doveva contenere una notizia. Ecco, ogni riga del suo libro merita un post-it. E quando rapidamente si accavallano, uso la matita anche se so che alla fine non riuscirò a ricordare tutto e non mi resterà che riportare di sana pianta un pezzo di testo. Che poi non è un testo: è una intuizione, un odore, un riff, una contaminazione, uno sberleffo. Dietro, c’è il suo modo di spiazzare, di scartare con il linguaggio (un grazie sincero a santa Fiorella Marengo traduttrice, che lavora con lui), di trasmettere saperi at large e di farsi (e farti) sempre una domanda in più, fino a sottrarre certezza alla certezza per darne magari un po’ al dubbio successivo. Irrencensibile.
Vabbè, due o tre cose: in “Leggere tra le righe del Car Design” di Chris Bangle c’è tanto (non tutto) di quel che avreste voluto sapere sul suo lavoro nel segreto dei centri stile. Dalla discussione per lo sviluppo della Bmw E65 Serie 7 degli anni Novanta assai controversa (“il processo sarebbe potuto continuare all’infinito”), alle relazioni pericolose con ingegneri, amministratori delegati o direttori marketing. Dai suoi giudizi su Tesla e sulle start up di auto elettriche a quelli sulle supercar come le Ferrari, sulla guida autonoma, sulla bellezza o sulle differenza fra design d’interni e d’esterni. E non è un libro tecnico, tant’è che Chris Bangle cita come fondamentale per la sua formazione un professore di letteratura inglese e di scrittura critica, “due corsi che sono stati i più importanti della mia carriera nel Car Design, poiché progettare è sorprendentemente simile a scrivere“. Infine, un glossario che aiuta i non tecnici tra “clay” e “simplexity” e una bibliografia di soli 8 titoli (niente spoiler) che ti fa sospettare sia meglio, un giorno, andare a vedere.
Nel post-it proprio non entrava, è la percezione secondo Chris Bangle. “L’anamnesi, il concetto greco secondo cui la conoscenza è memoria, è la forza che guida la percezione, considerando che, in questo processo, lavorano insieme aspetti passivi e proattivi. Il significato (la conoscenza) di ciò che vediamo è modellato dai nostri preconcetti (la memoria). Quando diciamo ai designer che devono comprendere la cultura per la quale stanno progettando, ciò che intendiamo veramente è che essi devono sapere qualcosa che va oltre i contesti fisici e i ricordi collettivi di quei milioni di estranei che ‘percepiranno’ il loro lavoro. I designer devono capire come estrarre dall’anamnesi culturale del cliente quel fattore che dà importanza al ‘nuovo’, per creare ciò di cui le persone non sapevano di aver sempre avuto bisogno”.