Dacia come Jeep. Ma chi glielo ha fatto fare a Laurens van den Acker, formalmente boss del design del gruppo Renault con poltrona nel board, anche se il ceo Luca de Meo appena arrivato a Parigi gli ha tolto le matite per darle ad altri?

Van den Acker è uno che ha fatto cose importanti in un decennio a Renault, sostituendo un guru come Patrick le Quément e come il guru senza peli sulla lingua con noi giornalisti, una meraviglia. Insomma, un giorno vede quelli di Autocar e gli dice parlando di Dacia: “Dal mio punto di vista, non esiste un serio rivale di Jeep in Europa. Perché non possiamo esserlo noi? Non ci sono marchi che propongono auto a prezzi popolari con un’attitudine alla vita all’aria aperta”.

Laurens, ma che stai a dì? Perché Dacia “serio rivale” di Jeep che in Europa è inchiodata all’1% di quota mentre Dacia è al 4,4 (primi otto mesi 2023, dati Eu,Uk, Efta, ma l’andazzo storico è questo)? Per i margini? Quelli di Jeep sono a doppia cifra, anche quelli di Dacia lo sono con obiettivo dichiarato il 15% per il 2030. Sì, l’americana sarà pure un’icona, ma di questi tempi fluidi chissà quanto conta in un mercato stazzonato, come direbbe il noto scrittore.

La differenza, almeno in Europa, è che Jeep ambisce senza tanto riuscire a essere premium, mentre Dacia riesce a non essere considerata più low cost senza perdere. Transizione elettrica accelerata e numeri globali in calo per la prima, transizione a batteria volutamente lenta e numeri in ascesa per la seconda.

Se c’è poi una cosa che distingue il marchio Dacia fin dal rilancio è non somigliare a nessuno e tirare dritto per la propria strada, modello di business ineguagliato nonostante tentativi di copiarlo. Un brand da maneggiare con cura, adesso che lo stanno riposizionando.

Non faccio in tempo a chiuderla qua che mi s’incrociano due comunicati: un segno! Nello stesso giorno Dacia annuncia 8 milioni di clienti in nove anni di storia breve, Jeep annuncia di aver sostituito il ceo francese (il passaporto non basta con Tavares se le cose non vanno) con l’italiano Filosa, star di origine napoletana di Fiat in Sudamerica da prima che arrivasse Marchionne.

Capisco l’idea del marchio orientato all’outdoor e le ambizioni di allargarsi dove s’intravedono degli spazi, ma su Dacia consiglierei un po’ di Cartesio a van den Acker, anche se lui è un ottimo creativo: “Trovo quello che cerco e cerco quello che trovo”.

@fpatfpat

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