Parlare di elettriche di questi tempi non è facile. A guardare i numeri di vendita delle auto a batteria si rischia di passare per un inguaribile visionario. Ho provato la Nissan Leaf a Londra. Non avevo ancora guidato la nuova generazione ma ho seguito tutto il progetto sin dall’inizio, da quando a Tokyo nel 2009 Carlos Ghosn, numero 1 dei giapponesi, mi disse: “Tutti gli altri costruttori si preoccupano di tagliare le emissioni di CO2 di qualche grammo, io voglio arrivare direttamente allo zero”. E mi presentò la Leaf insieme a quello che nel tempo è diventato un interlocutore affidabile, Shiro Nakamura, a capo del design dei giapponesi. Di fronte alle mie perplessità sui numeri indicati, circa 1,5 milioni di vetture elettriche dal 2016 (Nissan e Renault), Ghosn sorrise e disse: “E’ una scommessa e a me piace giocare”.

Oggi quella scommessa è vinta a metà. E’ ovvio, se si guardano le vendite il risultato non è quello sperato da Ghosn. Le 65.000 Leaf vendute sono meno di un obiettivo minimo. Gli Stati Uniti, in particolare la sempre presente (quando si parla di tecnologie “green”) California, e il Giappone hanno risposto con un discreto entusiasmo. Europa (e Italia) non hanno gradito. Tanto per intenderci: a fronte di 141 le Leaf vendute nei primi 6 mesi nel 2013 in Italia, solo in giugno in Usa ne sono state acquistate 2.225. Ed è inutile nascondersi dietro la Norvegia dove la Leaf è stata a maggio la seconda più venduta: quel mercato vale poco o nulla nella geopolitica dell’auto.

Londra O2
La Nissan Leaf tagliata a metà all’interno di un piccolo circuito ricavato all’O2 Arena di Londra

A me piace però vedere il bicchiere mezzo pieno. Quello che si ottiene quando si guida una Leaf: non c’è auto tradizionale che offra le stesse prestazioni e identico confort in città di una Leaf (e di un’elettrica in generale). Tanta coppia subito pronta per essere sfruttata e un silenzio ovattato. Certo se la Leaf avesse anche dimensioni più compatte … che senso ha avere a disposizione 5 posti se poi in città si viaggia da soli, o al massimo in 2? Tagliando a metà la Leaf (ho provato anche quella guardate la foto a lato) il pacco batteria potrebbe essere più piccolo, i costi (e prezzi) scenderebbero e l’autonomia salirebbe. Su questo, per fortuna in Nissan, secondo AutomotiveNews, ci starebbero pensando con una vettura sviluppata dal concept della Land Glider presentata al Salone di Tokyo nel 2008.

Ma c’è un altro aspetto del bicchiere “mezzo pieno”: guidare elettrico conviene. A Londra Nissan ne ha fatto un cartellone-spot reale (quello della foto di copertina) dove rottama Smart, 500 e l’ibrida Prius “colpevoli” di non aver accesso libero alla congestion charge di Londra. Il messaggio pur di parte è condivisibile. Italia compresa. In particolare per le aziende che ancora possono sfruttare gli incentivi governativi all’acquisto: oggi la Leaf può essere acquistata con una formula di 199 euro al mese, batterie incluse. Quanto una berlina compatta tradizionale del segmento C. Con la differenza che ogni 100 km percorsi con l’elettrica si risparmiano circa 6 euro rispetto a un’auto a gasolio e 7,5 euro rispetto ad una a benzina. Se poi l’azienda ha necessità di entrare nelle aree a traffico limitato, non pagherà, ad esempio, l’ingresso nell’Area C di Milano (5 euro/giorno) o il permesso Ztl a Roma. C’è poi il risparmio del parcheggio: per le elettriche gratis nelle strisce blu. Sommando tutto alla fine il risparmio è evidente. Senza considerare il contributo nullo alle emissioni medie della flotta aziendale. E se dopo 2 anni, se si vuole, si può riconsegnare l’auto. Certo se ci fosse anche qualche colonnina in più …

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